LE VISITE

venerdì 21 giugno 2013

Dalla prima lettera agli uomini





Cari fratelli, vorrei rivolgermi a voi dopo una lunga e sofferta riflessione, che dura da un paio d’anni. Considerate che, essendo io molto giovane, prima dei 18 anni non vi ho mai guardato con qualche interesse particolare perchè ancora siete in piena fase di maturazione e di crescita, amate giocare e scherzare; ma posso affermare che un pregio l’avete senza ombra di dubbio: siete degli ottimi commentatori di eventi sportivi, soprattutto calcistici, perciò se ho imparato a distinguere un calcio di punizione da un fuorigioco, lo devo soprattutto a voi. A quell’età, mi riferisco agli anni dell’adolescenza, non ve ne frega assolutamente nulla dei piccoli drammi quotidiani che infiammano l’anima di molte vostre coetanee, anzi, le considerate, quanto meno, delle strane. Ma dovete sapere che quella stranezza è dovuta a piccoli e grandi drammi di coscienza, a quel vortice interiore che tutto smuove e che suscita molti dubbi esistenziali e che presto, usciti dalla fase dell’ormone impazzito, ne sarete vittima esattamente come le ragazze, anche se con un lieve -mi auguro- ritardo. E’ per questo che bisogna avere l’intelligenza di aspettarvi e di non avere fretta con voi. 
In questa lunga e, spero, obiettiva riflessione sul vostro conto, ho notato delle discrepanze abissali da quello che dite di volere e quello che poi effettivamente scegliete (voi potreste dire lo stesso, ok? Ma lasciatemi continuare). Rimproverate spesso le donne di essere delle eterne indecise, di non sapere mai cosa desiderino effettivamente, ma devo riconoscere che ultimamente anche voi sembrate sperduti, sprovveduti ed incapaci di essere così diretti come certi clichè vorrebbero che voi foste. Di conseguenza, per essere chiari tra di noi, mi tocca precisare che non credo assolutamente in certi schematismi dogmatici sugli atteggiamenti  tipici degli uomini e delle donne. Non è tutto così scontato, categorizzato come certi manuali da quattro soldi vogliono farci credere. Il fattore imprevedibilità colpisce noi ed anche voi in egual misura, perchè la vera e sostanziale differenza è nell’anatomia più che nello spirito. Siamo entrambi soggetti a pregi e difetti che non corrispondono al sesso di appartenenza, quanto alla sensibilità, ai talenti, alle inclinazioni personali. Siamo persone uniche ed irripetibili ed, in quanto tali, non vorrei che si cadesse nella banalità dell’errore di massificare gli atteggiamenti ed i comportamenti. Non agisco in un determinato modo solo in quanto uomo o donna.  Anche perchè, a questo punto, cosa ci sarebbe di complicato nei rapporti tra di noi? In cosa non funzionerebbe la comunicazione? E perchè ancor’oggi certi input creano disorientamento? Non siamo come gli animali. Non agiamo per istinto.  
Quindi, precisato questo, posso muovervi le mie obiezioni:
  1. “la donna mi piace acqua e sapone.” Che cosa magnifica! Che cosa splendida! Meglio di così! W la semplicità. Ma la verità è tutt’altra. Voi, le donne che escono fuori di casa con le occhiaie sotto i piedi, le labbra screpolate e i brufoli intorno alla bocca, le considerate delle “cesse immonde.” Come fanno a piacervi le ragazze acqua e sapone nella realtà se poi, in camera vostra, si trovano calendari con femmine (non donne) con visi conturbanti super truccati? Diciamo la verità: nella semplicità, ci vuole la cura. 
  2. “quella è una poco di buono perchè va con tutti (è stata anche con voi! n.d.r.) chi se la prenderà?” Ma perchè, voi credete di essere migliori di lei andando con altrettante? Se si considera la sessualità nella giusta prospettiva, in realtà, l’errore è perfettamente identico. Si tratta del medesimo uso e consumo del proprio corpo. Si tratta di disporre di sè in modo libero e sregolato. E’ un usarsi a vicenda. Qui non c’è amore, c’è solo la lussuria, il desiderio di sfruttamento al mero scopo di un piacere fine a se stesso. Privo di amore, di riguardo e di rispetto. E’ come se si trattasse di un affare meramente biologico, di bisogni primitivi ed istintuali da soddisfare ad ogni costo. Ma dietro quell’unione fisica si nasconde un tesoro ed un bene più prezioso di cui sia l’uomo che la donna devono saper custodire con rispetto reciproco. E’ come se dicessimo che il tradimento maschile sia più accettabile perchè ad averlo compiuto è stato un uomo che va giustificato (e non perdonato) in quanto tale. Come se vi fosse una differenza ontologica che stabilisca una gerarchia di merito o demerito. Siamo entrambi creature soggette all’errore, alla perdizione, al peccato. Purtroppo, la società di oggi ci bombarda di messaggi di tipo sessuale che mirano al dominio, all’egoismo e all’egocentrismo erotico. Si perde completamente di vista la bellezza della generosità, il senso di appartenenza esclusiva; prediligendo la fugacità, l’ebrezza e l’effimero. Il peccato non ha sesso. Ficcatevelo in testa. 
  3. “le donne portano l’uomo alla perdizione. Ricordate la storiella della mela?” Cioè, io sarei un essere maledetto? Una creatura infida e malvagia a prescindere? Maschietti cari, ne siete proprio sicuri? Io direi che questo giustificazionismo da quattro soldi, potreste tranquillamente riporlo dentro una cassaforte con codice di sicurezza da dimenticare per sempre. Non è la donna che porta l’uomo alla perdizione. Siamo seri. E’ la tentazione (esperienza che ogni essere umano fa sulla propria pelle) che solletica le nostre debolezze e cerca in tutti i modi di attirarci a sè. Anche la tentazione, come il peccato, non ha sesso. E ricordatevi, che la donna non può essere malvagia, infida e meschina a prescindere (stessa cosa dicasi per l’uomo). Vorrei sottolineare che il genere umano, quello femminile in particolare, è da sempre portatore del segno riconoscibile della Bellezza. Nell’armonia del corpo e delle forme vi è il desiderio di Dio di farci a sua immagine e somiglianza. La donna assolve anche ad un ruolo fondamentale, poichè custodisce la vita. Come potremmo essere maledette a prescindere se ogni uomo nasce da una donna? Che senso avrebbe quel Cristo morto in croce se la Salvezza non fosse un dono fatto a tutti e ad ognuno? Gesù sarebbe morto solo per gli uomini, scordando le donne? Non credo proprio...potete sempre riprendere il Vangelo e leggere o rileggere l’episodio della Maddalena, dell’adultera, della samaritana. Gesù è tutt’altro che maschilista. 
Il problema di fondo va oltre le mie obiezioni e riguarda una profonda crisi di coscienza, in cui il relativismo -anche affettivo- colpisce le due creature più belle dell’universo. In cui malcontento, diffidenza, paura, falsità, inganno ed ipocrisia sembrano voler soccombere la genuinità dei rapporti, la sincerità, l’amore gratuito: quello che si dona senza aspettarsi un tornaconto personale. E questo vale per entrambi. Vi è una distorsione della visione dei rapporti che per quanto la società possa essere vuota, liquida e malata, la responsabilità di saper comprendere la realtà è affidata ad ognuno di noi. Le battaglie delle Femen sono assolutamente inutili, stupide, ideologiche, infondate, diffamanti e dissacranti e soprattutto assolutamente incoerenti: vorrebbero combattere la prostituzione, lo sfruttamento della donna a seno nudo? E gli uomini, commettono lo stesso errore affidandosi al maschilismo, alla misoginia, all’anaffettività. C’è una crisi profonda che non può essere semplicemente sottolineata da “atteggiamenti” o “modi di fare” tipici dell’uno o dell’altro. E' chiaro, questo va da sè, che nelle medesime situazioni, si agisce in modo diverso. Siamo belli proprio per questo: nella diversità , la stessa fragilità.
Ci vuole un nuovo ciclo educativo che formi ai sentimenti, che torni ad una giusta considerazione dell’amore e della dignità della persona. Ci vuole un nuovo modo di pensare, di comprendersi. 
Albert Camus ha scritto: «Non camminare davanti a me, potrei seguirti. Non camminare dietro di me, potrei non esserti guida. Cammina al mio fianco, ed insieme troveremo la via.»

VALENTINA RAGAGLIA 

1 commento:

  1. Ho commentato sul mio blog, http://italiaemondo.blogspot.it/2013/08/relativismo-affettivo.html.

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