LE VISITE

sabato 5 maggio 2012

Marco Mengoni: da Re Matto a Re Solo. Il tour teatrale fa tappa in Sicilia.


Descrivere le cose belle, è sempre difficilissimo perché vuol dire far prendere corpo a qualcosa che per magia, per un’inspiegabile ragione, entra dentro, riscalda il cuore e fa stare bene. Non è un semplice e fugace “star bene”, ma una condizione dello spirito più profonda di quanto si creda. Questa è Arte, l’arte con la A maiuscola, quella che commuove e mostra all’uomo un piccolo angolino di paradiso. Arte è, quindi, tutto ciò che l’uomo crea di bello per l’altro uomo. E’ uno scambio proficuo per chi riesce a mettersi in sintonia con il messaggio che chi fa arte, cioè l’artista, vuole lanciare. Tutto questo vale per la letteratura, la pittura, la scultura e anche per la musica. Senza volersi dilungare su cosa sia la musica, poiché la querelle al riguardo è ancora accesissima; ponendoci  però, semplicemente questo interrogativo, possiamo affermare, senza paura di essere assaliti, che la musica è emozione, un moto interiore dell’anima, che sembra voler scalpitare e venire fuori nota dopo nota. Valga per la classica, come per la leggera, perché i tempi cambiano ed anche l’uomo, ma ciò che è bello è una gioia per sempre, diceva Keats.
Spostando l’attenzione su ciò che quest’Arte oggi propone, nel mare magnum della mediocrità, spicca sempre un piccolo bagliore di speranza. Marco Mengoni con i suoi soli 23 anni, è senza ombra di dubbio la promessa e il futuro della musica leggera italiana. Non è una considerazione fatta su ciò che umanamente mi trasmette la sua musica, ma una constatazione oggettiva, che si fonda su un’analisi di ciò che il panorama italiano offre e ciò che più si avvicina, oltre alla quantità (Marco ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, basti guardare le sue informazioni di presentazione) , alla qualità. Far musica è difficilissimo, arrivare ad un pubblico dagli 0 ai 99 anni, ancor di più. Eppure, lui, con la sua semplicità e la sua umanità così tangibile, ci riesce. Non è un fenomeno mediatico, ha già abbandonato da tempo la strada televisiva che l’ha lanciato (Xfactor e SanRemo), per seguirne una più dura, più difficile ed in salita. Non sappiamo quali sentieri verranno percorsi, ma senza dubbio, alla fine della strada, avremo la risposta. Una carriera ancora breve, ma molto intensa, che già lascia candidamente vedere verso quali margini di esplorazione sia Mengoni. Dal calderone del talent show, al tour teatrale, Marco ha fatto un passo della gamba molto lungo e rischioso, ma con risultati davvero sorprendenti. L’Xfactor di Marco, non è solo un concetto legato al programma televisivo che con una formula breve vuole lanciare il suo format, ma è qualcosa che ha a che fare con la sua parte più personale. Uno scrittore usa i libri, la carta per tirare fuori la sua anima; un cantante usa la musica,  la voce per far prender corpo a ciò che inizialmente è solo una necessità di sfogo, una personale necessità, ma che nella pienezza dell’Arte, diventa un cum sentire.
Il Tour teatrale, cominciato poco meno di un mese fa, è una nuova riproposizione del tour invernale lanciato con due anteprime (Milano e Roma) lo scorso novembre e che ha cambiato forma nel suo divenire, per mostrare, ancora una volta un aspetto inedito del giovane cantante. Se l’album Solo 2.0, oltre ad illustre collaborazioni, può contare su un sound ed una voce più raffinata e matura, se il tour nei palazzetti è stato un’estenzione del disco, con scenografie in chiave futurista; il tour teatrale si discosta dall’eccentricità, dall’estrosità, dall’eccesso, per porsi in chiave più intimista, più riservata, più personale.  Ed è stato esattamente così ieri sera a Catania per la prima tappa siciliana che impegna in questi mesi il giovane artista. Un’esperienza che le sole parole possono a mala pena descrivere, perché bisogna provare per credere.  Le mie aspettative, molto alte perché direttamente proporzionali all’attesa (durata quasi 3 anni) di un evento simile, sono state clamorosamente smentite. Mi aspettavo qualcosa di sorprendente, fantastico, accattivante, superbo, incredibile etc. etc.; ed invece tutti questi aggettivi sono al di sotto della media di ciò che effettivamente è stato.
Sul palco è salito un ragazzo che con la febbre addosso, ha promesso che si sarebbe “spaccato le vene” pur di farci divertire. Condizione fisica non ottimale, eppure, se questa indisposizione è stata incisiva nel suo rendimento, ben venga la febbre. L’introduzione al concerto, in cui la voce di Marco e le immagini che sui due piccoli pannelli posti in alto scorrono, sintetizzano come ci si trovi in una condizione in cui l’effimero, il passeggero, rubi e risucchi gran parte della vita dell’uomo, facendolo nascere vecchio e di come invece, un progressivo tornare indietro, all’origine ed alla nascita, sia indispensabile per poter cogliere il senso più alto della vita. Ripartire dall’orgasmo che c’ha generato. Il concerto comincia con il brano riarrangiato, (come tutti i pezzi a cura di Elisa), Tonight, ma Marco non si mostra se non con la sua ombra riflessa su un telo, non ci sono condizionamenti di alcun tipo, distrazioni di alcun genere, occhi ed orecchie in perfetta sintonia per lasciarsi guidare da una voce calda, potente e seducente.  Gli acuti e gli eccessi, che hanno spesso fatto indignare critica e giornalisti, sono assenti. Non ci sono sbavature nella sue performance. Non c’è traccia di qualcosa di impuro, ma le aggiunte, i cambiamenti delle parole dei testi, sono spontanei e lasciano intravedere senza ombre un giovane che fonda la sua vita sull’amore, da intendere in senso lato, come il sentimento più profondo e difficile con cui l’essere umano si rapporta. Un trasporto intenso, accresciuto dalla calorosa partecipazione attiva del pubblico siciliano ed in particolare, per lo più, catanese. Una partecipazione avvolgente e non invadente che ha saputo rispondere prontamente alle sollecitazioni dell’artista nel seguirlo verso la magia della musica, esattamente come farebbe il pifferaio magico. La comunicazione anche verbale, mostra l’indole istrionica  e altamente accattivante di Mengoni. Concerto diviso in due parti, dunque. Dopo una breve pausa, si è  ripreso con brani più adatti ad un pubblico che ha voglia di ballare e che sotto invito è accorso sotto il palco. Richiamo della sicurezza a cui nessuno voleva stare ma che con una sollecitazione di Marco “fatelo per me”, ha riscosso successo. Una serata all’insegna della musica e del divertimento spontaneo, in cui non vi è distanza tra chi canta e chi ascolta, l’ambiente del teatro è congeniale alla necessità di Marco di avere il pubblico con sé e del contatto umano. Toccare le emozioni per assorbirle, per affrontare la difficoltà iniziale dell’influenza, per dare il meglio di sé con una carica ed una grinta straordinaria. Un Mengoni non solo cantante, ma che si riscopre scenografo, regista e anche arrangiatore, che ci porta in un viaggio di circa quarant’anni di musica, per riscoprirla e rivalorizzarla. Un vero e proprio fac totum. Strappare la bellezza ovunque essa sia e Marco lo fa prendendo spunto dai Beatles, per poi passare dall’altra parte del mondo con Elvis, fino ad arrivare ai nostri giorni, con un ricordo ancora acceso e per nulla appassito di  Amy Winehouse. Un’esperienza straordinaria, che sicuramente ha commosso Marco che come sempre ha ringraziato il suo pubblico, apostrofandolo con l’aggettivo caldo. E non poteva essere diversamente l’accoglienza che si sarebbe potuto aspettare da questa terra e dai suoi abitanti, dove il calore ci arriva direttamente dal sole. A chi ancora oggi, nutrisse dubbi sulla qualità artistica ed umana di Marco Mengoni, propongo, sollecitamente di provare una tappa del suo Tour che lo terrà impegnato fino alla fine di maggio in giro per l’Italia.
Prima di storcere il naso, drizzare le orecchie.
                                                                         VALENTINA RAGAGLIA

2 commenti:

  1. GRAZIE per questa bellissima recensione, condivisa al 100%. Nient'altro da aggiungere, solo che sono felice sia Marco il futuro della musica italiana!! :)

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    1. GRAZIE a te per aver letto l'articolo e per averlo apprezzato! Effettivamente, se penso a Mengoni come futuro della musica italiana mi vengono in mente due riflessioni: l'imprimatur di Lucio Dalla, in cui nell'ultimo album appare il duetto con Marco e poi, una riflessione più personale, cioè, immaginarmi tra qualche anno e poter dire: "Quant'è cresciuto."
      Un saluto e ancora GRAZIE
      V.R.

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