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domenica 19 febbraio 2012

Costi, prezzi, saldi e crisi: quanto siamo disposti a sacrificare per l’amor del Vero?


"Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi." (Mt 5, 11-12)

“E’ tempo di crisi”. Così ho sentito con le mie orecchie ed ho letto con i miei occhi.
“E’ tempo di crisi.” Lo si legge nei giornali, lo si vede al telegiornale.
Ma cos’è questa crisi?
C’è chi crede sia lo spread -il vocabolo tormentone di questo inverno- le borse inceppate e che non riescono a risalire se non timidamente, gli ammonimenti dell’UE ai governi, la tiratina d’orecchie congiunta Merkel-Sarkozy, la mancanza di lavoro, la precarietà dei giovani, l’enigma “articolo 18”, il Professore, il Cavaliere, la politica. Sì, effettivamente questa è una crisi, una crisi di tipo economico, dalle conseguenze non indifferenti, che ha coinvolto le più grandi potenze capitaliste del mondo, che ha danneggiato le multinazionali e che, ha dimostrato l’inconsistenza di un modello economico che si credeva solido ed invece è crollato sotto il peso della sua inconsistenza. Un dramma, che sembra allegoricamente celarne un altro, di una portata ben più profonda e molto meno materialistica.

La crisi dei valori è lo specchio nel quale si è riflessa quella finanziaria che stiamo vivendo da qualche anno a questa parte; uno specchio che fedelmente si lascia guardar dentro e che non cela nessuna aurea di mistero. Questa crisi, che mette alla berlina l’amore, la famiglia, l’amicizia, la sincerità, la fedeltà, sembra aver permeato e imbevuto ogni cosa, esattamente come il frutto del serpente nell’Eden, divide, allontana e soprattutto, genera la morte della speranza.

Insomma, ci troviamo a vivere in un mondo che se non è assolutamente ed interamente nero, ha una tonalità di grigio molto vicina ad ess o. Ma il grigio dà la debole speranza che la fiamma della candela della nostra vita, possa sopravvivere. Ed è una sopravvivenza che deve essere fatta di lotta, di resistenza alle tenebre e che non deve far indietreggiare, perché è un dovere imprescindibile il difendere quello in cui si crede a qualsiasi costo e non necessariamente con quello della vita, anche se il testimoniare (l’essere martire nell’accezione più spiccatamente greca del termine) lo prevede, è messo nel conto, ma credo che si debba cominciare col dimostrarlo nelle piccole cose.

Difendere ciò che è vero, la Verità (parola che potrebbe suscitare brividi di sdegno e di orrore) comporta dei rischi ed essi sono più alti man mano che il grado di incomprensione aumenta e non solo con chi la pensa diametricalmente in maniera diversa da noi, da chi è distante anni luce dal nostro sentire cum, ma anche con chi è vicino alle nostre posizioni. La difesa della verità, diventa così, difesa della libertà, di quella libertà che c’è stata data e che siamo chiamati a gestire da soli, perché nostra. Il pomo della discordia non conosce schieramenti, il suo unico obiettivo è colpire e spesso vi riesce; quindi, che prezzo siamo pronti a pagare, pur di difendere qualcosa che è più grande di noi?

La mancanza di fiducia, l’indifferenza e spesso la superbia, accentuate dalla crisi dei valori di cui sopra, sono il pane quotidiano che il ricercatore e il difensore della Verità deve masticare ed inghiottire ogni giorno, subendo attacchi, affronti, ingiustizie, sapendo che questa è la sua vocazione, ciò per cui è stato chiamato. Bisogna avere coraggio, il coraggio di anteporre ai propri interessi, quelli che portino al bene comune, il coraggio di correre il rischio di essere deriso ed umiliato anche dagli amici, quelli più cari.

Il prezzo della Verità, non è quantificabile con nessuna cifra in euro, dollari o yen; non è misurabile in azioni, parcelle, assegni; non conosce spread, quotazione dell’indice, capital market line; ma solo il prezzo della predisposizione al sacrificio che ognuno di noi mette a disposizione di un’opera di cui, probabilmente non vedremo i frutti, ma che certamente s’impegna per seminare qualcosa che possa trovare un terreno fertile dove germigliare; non per soddisfazione personale, ma con disinteresse per la propria gloria, mettendoci a servizio con umiltà, riconoscendo i nostri limiti e le nostre mancanze.

L’impegno deve essere costante ed in ogni campo in cui si opera. Non ci si chiede di essere i Superman che salveranno il mondo, questo lo lasciamo fare alla Bellezza, ma di cooperare per la Verità e recentemente, proprio chi porta questo motto, ha invitato tutti gli uomini di buona volontà ad operare anche via web, nei social network, nei blog, tenendo presente che bisogna misurare il modo con cui agiamo, nel rispetto del prossimo e del messaggio di cui ci facciamo promotori: “Parola e silenzio. Educarsi alla comunicazione vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio e parola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della Chiesa, per un rinnovato annuncio di Cristo nel mondo contemporaneo. A Maria, il cui silenzio “ascolta e fa fiorire la Parola”, affido tutta l’opera di evangelizzazione che la Chiesa compie tramite i mezzi di comunicazione sociale.”

Ed è con l’augurio del papa che voglio concludere questa breve riflessione; perché è in queste parole che bisogna trovare la forza di non demordere, anche quando ci sembra di star pagando un prezzo troppo alto in periodo di saldi, perché ogni nostra azione è tenuta sotto stretta osservazione e ne verremo ripagati grandemente, non dubitiamone.

VALENTINA RAGAGLIA

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