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lunedì 2 gennaio 2012

The Twilight saga: tutti morsi dai vampiri.


Tramontato il decennio, dominato nel mondo della letteratura dal maghetto inglese più famoso al mondo; sembra già essersi prepotentemente insinuato nel panorama dei romanzi per ragazzi e non, la storia d’amore tra un essere umano ed un vampiro. Stiamo parlando dei personaggi creati da Sthephenie Meyer e che hanno conquistato ed incantato milioni di lettori nel mondo.

Il fenomeno, alla riscossa già da qualche anno anche nel nostro paese, sembra aver preso il sopravvento sulle teenagers che sognano disperatamente un uomo, o meglio, un vampiro come Edward Cullen, oppure ancora un licantropo come Jackob Black.

Come tutti i fatti di moda, che sono e fanno tendenza, il fenomeno Twilight non è rimasto confinato al solo panorama letterario, ma si è esteso anche a quello cinematografico; seguito anche da saghe che imitano il nuovo slancio verso il gusto dark-gotico.

Recentemente ho avuto modo di leggere un commento positivo alla pellicola Breaking Dawn-Parte 1, su una rivista ondine di stampo cattolico e non mi trovo d’accordo nel ritenere utile e meritevole di lode il fatto che attraverso questo film passi il messaggio della lotta contro l’aborto.

Ma non perché il messaggio non sia meritevole, tutt’altro; piuttosto ritengo sconsiderato lasciare che siano i vampiri, esseri infernali e amici di Lucifero, a difendere un’ideale che invece è tutto votato alla vita-e non alla non vita del vampiro-intesa nel senso più profondo, più alto del termine, ben distante dall’essere assimiliato ad un essere che si ciba del sangue umano, uccidendo le sue vittime. Mi sembra un controsenso alquanto evidente.

I giovani forse accettano che sia un vampiro a dar loro lezioni di morale ed io, piuttosto che applaudire a questa considerazione, preferisco prendere le distanze e chiedermi, perché nel vampiro i ragazzi di oggi riescano a trovare un modello da seguire e non piuttosto si accostino con lo stesso slancio, verso esempi di vita vissuta cristianamente e più precisamente in maniera cattolica.

La scelta, nel film-ed anche nel romanzo-di Bella di tenere il “mostro” è dovuta ad una visione altrettanto egoistica dell’amore: lo tengo perché è mio. Ciò che spinge la giovane fanciulla a proteggere e portare avanti una gravidanza di cui non si conosce cosa sarà il frutto, (con alte probabilità potrebbe venire fuori un essere infernale!) è la consapevolezza di essere anch’essa destinata ad entrare nella famiglia dei vampiri. Infatti, il più grande desiderio di Bella, è quello di essere trasformata da Edward e la decisione di concludere la gravidanza, sembra mirare più ad uno scopo personale, ad una realizzazione di sé.

Non c’è nulla della consapevolezza cattolica della vita, nulla dell’accettazione del sacrificio eventuale che una gravidanza a rischio potrebbe comportare, perché vi è una scappatoia: l’immortalità, garantitagli dal morso del vampiro.

La storia ha contorni patetici, conditi dal romanticismo più melenso; privo di solidità.

Una dark story, può mai risplendere della Luce del Mondo? Credo proprio di no.

In questi giorni invece, ho avuto modo di leggere la storia di una ragazzina americana di 17 anni, Jenni, morta di tumore perché ha preferito rinunciare alla chemioterapia pur di far nascere il piccolo Chat.

Non c’è nulla di più vero, puro e profondo di un gesto d’amore gratuito, spontaneo, dettato dall’amore per la vita e la gioia di viverla; senza vie di fuga o sotterfugi.

VALENTINA RAGAGLIA

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