Ellen Johnson Sirleaf ha 72 anni ed è la prima donna presidente dell’Africa. Eletta nel 2005 in Liberia dopo un impegnativo confronto con l’ex calciatore del Milan George Weah e l’ex signore della guerra Prince Johnson – famoso per un video in cui beve birra mentre sotto i suoi occhi i suoi accoliti tagliano le orecchie al presidente dittatore Samuel Doe – è stata insignita del premio Nobel per la Pace 2011. La sua attività si concentrò da subito sulla riabilitazione materiale ed economica di un paese dilaniato da anni di guerra civile e sui diritti delle donne, che erano stati al centro della sua agenda politica fin da quando, giovanissima, si era separata dal marito che era stata costretta a sposare a 17 anni. Con lei sono state insignite dell’onorificenza anche la compatriota Leymah Gbowee, una militante pacifista che costrinse il vecchio regime militare liberiano a un tavolo di trattativa di pace con un’idea antica che già ritroviamo nella “Lisistrata” di Aristofane: lo sciopero del sesso. A completare la terna delle donne premiate è Tawakkol Karman, l’attivista yemenita leader della protesta contro il regime di Abdullah Saleh, 32 anni come gli anni del presidente al potere. Questo Premio Nobel è davvero un riconoscimento a un continente che negli anni più recenti continua a ribellarsi alle catene che ne imprigionano il cuore in una lunga rivoluzione in cui le donne svolgono un ruolo da vere protagoniste: è il caso della Primavera Araba, dove l’egiziana Esdraa Abdel Fattah ha avuto un ruolo fondamentale su facebook e twitter nella gestione del movimento 6 aprile corso in piazza Tahir a chiedere le dimissione del governo Mubarak nella terra dei faraoni dove un’altra donna, l’attivista Bothaina Kamel, aspira a governare il suo paese, la primadopo Cleopatra . E’ il caso dell’Arabia Saudita dove le donne – che per legge non possono muoversi senza l’autorizzazione del marito o del parente maschio più prossimo e non hanno diritto di prendere la patente – si sono messe alla guida per le strade di Riad. E’ il caso di Wangaari Mathai, la prima donna centrafricana a laurearsi, la biologa fondatrice del Green Belt Moviment per lo sviluppo sostenibile e la difesa ambientale, di cui ricordiamo la recente scomparsa.
Lunedì, con il riconoscimento in campo economico, si chiuderà la settimana dei Nobel. Per me, anche se in diverse occasioni più o meno recenti mi è capitato di restare perplesso e interdetto per alcune scelte degli accademici, la settimana dei Nobel corrisponde a una scarica di adrenalina pura in cui volgere gli occhi a quanto di grande e bello può scoprire e costruire l’ingegno umano.
Mi commuovo con Tomas Transtromer,lo psicologo che continua a scrivere e a suonare il pianoforte nonostante la mano destra immobilizzata dall’ictus. Un simbolo dell’ermetismo svedese e del suo silenzio nordico, mistico e versatile e un grande amico del nostro Mario Luzi.
Volo trascinato dalla fantasia nei campi della mente grazie al chimico israeliano Daniel Shechtman e a suoi quasi-cristalli, mosaici affascinanti riprodotti a livello degli atomi che non si ripetono mai periodicamente , reticoli geometrici che la mente umana e i limiti della matematica definiva impossibili ma che ora sono stati rintracciati non solo in laboratorio ma anche in natura. Spalanco le mie ali del pensiero ancora più in alto grazie ai fisici Perlmutter, Riess e Schimidt e i loro studi cosmologici sull’entropia e l’espansione dell’universo.
Penso a un futuro migliore grazie ai dottori Beutler, Hoffman e Steinman e ai loro studi sull’interazione tra sistema nervoso e immunologico che aprono allo sviluppo di una nuova generazione di vaccini basati non più sugli anticorpi ma sulle cellule stesse.
Questi uomini e queste donne, ognuno impegnandosi nel suo campo, hanno in comune una cosa: lo stupore e la contemplazione della realtà, la capacità di volgere la mente e il cuore in un universo dalle mille forze e dalle mille bellezze per migliorare ed educare l’uomo e quindi aiutarlo ad entrare nella sua umanità spesso dimenticata. Uomini che hanno dedicato anni della loro vita spesso con grandi sacrifici personali alla ricerca e al loro ingegno e che hanno lasciato un segno nell’umanità. Uomini come Steve Jobs.
Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare dai dogmi – che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altri. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui lasci affogare la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore ed il vostro intuito. Loro sanno già quello che voi volete veramente diventare. Tutto il resto è secondario. Siate affamati. Siate folli. (Steve Jobs)
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