LE VISITE

martedì 19 luglio 2011

"SPOSATI E SII SOTTOMESSA"


<> - come dice cesare pavese- quella < non conosce poiché la donna spiega la finitezza, essa è la vita profonda dell’uomo: una vita tranquilla e nascosta com’è sempre la vita alle radici>>.

Come si fa ad “essere la vita” di qualcuno? Innanzitutto portandone i pesi e debolezze, stando vicine senza sentirci superiori. Il rischio “faccio io che sono brava”, sottointeso “e tu no”, è abbastanza presente. […] Accogliere i limiti dell’altro – che ne ha esattamente come noi- deve essere fatto in una logica costruttiva, non ottusamente passiva.

E poi, per “essere la vita” bisogna mettere attenzione, fare gesti di tenerezza, delicatezza, ricordare che l’altro viene prima di me: tutte cose che si tende dimenticare mano a mano che passano gli anni passati insieme, i sederini da lavare e i compiti da riguardare, che quando ci si incontra nel corridoio certe volte si è talmente stremati che non ci si degna nemmeno di uno sguardo.

[…] A volte fermarsi per dare qualche attenzione a quel signore sconosciuto può essere pericolosissimo, se perdi il ritmo qualcosa sfuggirà al tuo controllo, un figlio andrà a scuola in pigiama o verrà fermato ad un millimetro dalla tragedia mentre sta introducendo un cacciavite nella presa. Però bisogna trovare il modo di farlo. […]

“Essere la vita” è amare senza misurare, cioè senza tenere i conti ma su misura, cioè proprio nel modo in cui lui desidera essere amato. Per dire: se lui è stanco e vuole solo un po’ di tempo per sé, non è gesto d’amore organizzare una serata con gli amici, anche se quella è la cosa che tirerebbe su noi. E’ anche essere discrete, non invadenti, delicate.

Continuare a bussare, a dire grazie, a rispettare. L’amore è un sentimento violento, ma l’altro non è tuo. E’ anche fare uno sforzo di verità continuo, benché essere veri non comporti il bisogno di dirsi proprio tutto; ci sono problemi che caricano solo l’altro di pesi inutili. Però è anche non avere paura di mostrarsi. E’ accompagnarsi l’uno con l’altro verso il mistero, perché alla fine la nostra essenza più intima, profonda, ultima non è neanche nell’essere maschio o femmina, ma in un’impronta di eternità, in un desiderio di felicità, di assoluto che c’è in entrambi.>>

(Costanza Miriano,Sposati e sii sottomessa, Vallecchi, pag 44-47)

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