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lunedì 31 gennaio 2011

NON SI TRATTA DI GUSTI MUSICALI, MA DI CONTENUTI: IL RAP CHE NON C'E'


Ha la pretesa di essere una controcultura, quella di Fabri Fibra, s’intende. Già, perché è questo il nome che il rapper italiano ha voluto dare al suo EP e al tour che ha fatto sold out in ogni tappa e anche su youtube ha riscosso successo. Ma, viene da chiedersi, già leggendo i nomi delle tracce, cosa ci possa essere contro le tendenze in questo album e in questo grido di vana libertà, di cui Fabri Fibra si fa portatore. I temi sono sempre gli stessi. Escort, Vip in trip, che sono solo alcuni nomi delle canzoni presenti nel disco, fanno solo da cassa di risonanza. Insomma, non si riesce a trovare nella denuncia di questo artista qualcosa che vada oltre le polemiche e i modi di dire di certa politica italiana e le solite recriminazioni fatte alla classe dirigente, ci si lamenta che abbiano troppo e diano troppo poco, ma non sembra che Fibra, come i suoi colleghi o chi ha la fortuna di vivere la vita da VIP, vesta nei mercatini o rinunci ai vantaggi della sua posizione. Fibra dimentica che anch’egli appartiene alla casta.

Il successo di questo nuovo lavoro? Gli slogan.

Soprattutto i giovani d’oggi, disabituati a leggere, (dimostrazione di questo, sono le proteste manovrate contro il Ministro dell’istruzione M. Gelmini, perché leggendo con attenzione la riforma si nota, in maniera evidente, che è a favore delle nuove generazioni e contro il baronato indiscusso che regna in Italia), preferiscono accontentarsi di quello che i mass media passano, si lasciano trascinare dal vortice cieco del “tutti la pensano così”.

Ma, andando veramente a fondo della questione, che sembra banale, risulta drammatica. La musica infatti, è un veicolo di comunicazione molto forte, perché stampa le parole dentro, nel profondo, lascia un segno, più forte di qualsiasi foglio di giornale.

Usare in maniera così sconsiderata, quello che potrebbe essere un mezzo di messaggi positivi, che spingano i giovani d’oggi a prendere consapevolezza della bellezza del mondo e della vita, diventa un veicolo privilegiato per la rivoluzione, megafono d’odio che s’insinua a poco a poco nei cuori di chi, intervistato dice: “Fibra, lui sì che dice la verità!”. Ma quale verità? Quella urlata, quella del “si dice” e “si pensa”, che ci riporta a quella esistenza inautentica di M. Heidegger.

La matrice di questo malessere che esiste nei giovani, ma che non deve vincerli è il relativismo.

Sono questi giorni d’oggi, svuotati di Dio, che fanno sì che tutto sia Verità da seguire senza se e senza ma, dimenticandoci che esiste Qualcosa che trascende la nostra esistenza e che la completa, rendendola nell’imperfezione, perfetta.

Fibra potrebbe essere definito il Moccia della musica, perché similmente allo pseudo-scrittore, non comprende il disagio giovanile, ma si limita a fare da eco, sfruttando un problema realmente esistente per ottenere successo e consensi. Professandosi, libero da qualsiasi ideologia politica, in realtà, non si dimostra oggettivo o superpartes, ma al contrario, svolge un servizio molto gradito a chi professa laicità, libertà, democrazia. Il Politically scorrect non è questo.

E per usare le stesse parole del rapper possiamo solo dire: siamo nella merda.


VALENTINA RAGAGLIA

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