LE VISITE

martedì 23 marzo 2010

"Mens sana, in Corpore sano"


Presso i greci, l’armonia, la forza e la bellezza del corpo erano qualità molto apprezzate e davano prestigio quanto l’intelligenza e la generosità d’animo. E’ per questo motivo che tutti gli eroi greci vengono descritti come “belli e buoni”, che i vincitori delle gare sportive godono della stessa fama di un trionfatore in battaglia. Il filosofo Platone riconosce alla ginnastica un ruolo fondamentale per il benessere dell’uomo, inteso come un tutt’uno formato da anima e corpo. Poiché l’equilibrio tra queste due componenti è alla base della salute dell’uomo è necessario che ognuno la conservi attraverso le cure igieniche, la ginnastica, la pratica della musica e della cultura di ogni genere. L’educazione fisica, dunque, per i greci ha pari dignità di tutte le altre materie di studio, per Platone, inoltre, è possibile curare adeguatamente il corpo solo se si cura l’anima; il controllo del corpo con la sola ginnastica farebbe diventare duri, ma il controllo dell’anima, senza ginnastica, farebbe diventare deboli. La grande considerazione che i greci avevano dell’attività sportiva trovava la massima espressione nei Giochi Panellenici che, nati come celebrazione di riti religiosi in onore degli dei, successivamente avevano assunto un particolare valore sociale e civile. Prevaleva in essi l’esaltazione della forza come ideale da raggiungere con costanti esercizi fisici: infatti gli atleti si sottoponevano a duri allenamenti e a rigide diete. Durante il gioco tutti i partecipanti dovevano sottostare a precise regole, veniva esaltato il senso di lealtà e lo spirito agonistico. Col passare del tempo, però, questi ideali sportivi entrarono in crisi e cominciarono ad affermarsi gli atleti professionisti che si allenavano a tempo pieno dietro pagamenti di ingaggi altissimi. Vennero meno gli ideali di lealtà e il fine educativo che era alla base delle gare panelleniche. Infine nel 393 d.C., dopo 11 secoli l’imperatore Teodosio con un editto, sotto la pressione del vescovo di Milano Ambrogio, mise fine ai giochi in quanto rappresentazione di riti pagani. Le grandi feste panelleniche erano quattro: i Giochi Pitici, quelli Nemei, quelli Istmici e le gare olimpiche. Queste ultime erano la più importante manifestazione agonistica nell’antica Grecia e si svolgevano ad Olimpia, ogni quattro anni. Durante i giochi si instaurava la “tregua sacra”, infatti nessun conflitto poteva iniziare e le battaglie in corso venivano sospese in modo che gli atleti potessero gareggiare. Le gare furono costituite esclusivamente dalla corsa a piedi, si trattava di una gara di velocità, su una distanza di 192, 27 m, detta stadio perché equivaleva alla lunghezza della pista da stadio. Nelle Olimpiadi successive, vennero introdotte altre specialità quali il Phentathlon (costituito da cinque prove), il Pancrazio (misto di lotta e pugilato) e le gare ippiche. Gli atleti che partecipavano alle Olimpiadi si radunavano per allenarsi un mese prima per verificare la loro competitività ed essere scelti dai dieci giudici di gara che decidevano in piena autonomia sulle ammissioni. Gli atleti avevano a disposizione palestre, quadrati per la lotta, piste per la corsa e alloggiavano in camere provviste di bagni; con loro c’era un folto seguito di allenatori e massaggiatori. Il recinto dei giochi era accanto al tempio di Zeus che includeva lo stadio e che poteva ospitare 70.000 persone.
La pista aveva una forma di rettangolo, il fondo era coperto di sabbia e vi potevano gareggiare al massimo 20 atleti alla volta. Ai giochi non potevano partecipare le donne sposate, neanche come spettatrici; esse venivano messe a morte se trasgredivano e buttate di sotto da una rupe. Si narra che Callipatria, madre dell’atleta Pomidoro, si fosse travestita da allenatore per stargli vicino, ma, dopo la vittoria di questo, correndogli incontro, perse le vesti e si tradì. La donna fu graziata in virtù della vittoria olimpica del figlio, dei fratelli e del padre, anch’egli vincitore nelle precedenti edizioni, ma da quel momento in poi anche gli allenatori furono costretti a presentarsi nudi come gli atleti.

STEFANIA RAGAGLIA.

Nessun commento:

Posta un commento