LE VISITE

giovedì 1 ottobre 2009

I NUOVI ORIZZONTI DI FIORELLO CORTIANA

Capire il cambiamento, affrontare l’innovazione e principalmente considerare la rete come un’estensione delle relazioni sociali. Sono questi alcuni degli obiettivi posti dal movimento Condividi la Conoscenza, di cui Fiorello Cortiana, l’intervistato di oggi, ne è l’ideatore e l’ispiratore.

Nato nel 1955 a Milano, città dove vive con la moglie Valeria e suo figlio Alessio di 14 anni. Si è laureto in Lettere moderne all’Università Statale di Milano ed è stato eletto Senatore nel 1996 e nel 2001. Fin dagli anni ‘80 si è speso per la qualità di Milano: dalla chiusura dello zoo a quella del traffico nel centro storico fino alla salvaguardia del giardini di Via Pallavicino. Inoltre, è stato tra i fondatori dell’Associazione per il Parco Agricolo Sud. Negli anni ’90, come Assessore della Regione Lombardia ai Parchi e Territorio, è stato promotore del vincolo contro la speculazione edilizia sui Navigli. Il suo impegno di Assessore è stato fondamentale per la destinazione del nuovo polo fieristico a Rho – Pero. Nel corso dell’attività di Senatore ha promosso, nel settore dello Sport, quella che è poi diventata la Legge contro il doping, giudicata tra le più avanzate normative per la difesa della salute degli atleti e per la garanzia dell’etica sportiva. Come Vicepresidente della Commissione Agricoltura, è stato protagonista nella battaglia contro gli OGM, introducendo nel nostro ordinamento il principio di precauzione. Ha presentato il Decreto legge sulle norme in materia di pluralismo informatico nella Pubblica Amministrazione che ha inaugurato il dibattito sul software libero e sugli standard aperti in uso in Italia e in Europa e, contestualmente, è stato Presidente dell’intergruppo per l'innovazione tecnologica e la democrazia telematica. Ha rappresentato il Senato italiano al World Summit on Information Society dell’ONU . Insieme a Stefano Rodotà, Lawrence Lessig, Richhard Stallman, Dany Coehn Bendit e tantissimi altri ha proposto la definizione di un "Internet Bill of Rights" e la relativa Dynamic Coalition all'interno dell'Internet Governance Forum promosso dalle Nazioni Unite. Membro della Consulta sulla Governance di Internet e dell'Internet Governance Forum Italia. Da anni promuove una serie di incontri internazionali tra esperienze, accademiche, imprenditoriali e della sussidiarietà, della sfera biologica e della sfera antropologica"Condividi la Conoscenza".

1. Due volte senatore, ambientalista e adesso paladino della democrazia digitale: in futuro ha intenzione di estendere ulteriormente il suo raggio d’azione?
Sono un ecologista, cioè una persona interessata alla relazione tra differenze, sia nella sfera ambientale, che in quella tecnologica e cognitiva. Mi sento consapevole della relazione mente-corpo-natura e quindi mi sento responsabilizzato a vivere la sua evoluzione in modo equilibrato e sostenibile. Ciò implica un'etica della responsabilità verso l'altro da sé e verso l'ambiente nel quale viviamo, sia esso naturale, di lavoro, di studio, politico o affettivo. Per questo ritengo che la laicità, per credenti e non, costituisca il metodo costitutivo per il nostro approccio con la conoscenza e, quindi, con la definizione delle soluzioni per i problemi che dobbiamo affrontare: quelli relativi al nostro corpo/mente, alle relazioni sentimentali, al lavoro, al condominio, alla città e a questa piccola Terra. Credo che ogni integralismo, religioso, scientifico, culturale o etnico, costituisca un problema degenerativo oltreché una regressione nella nostra relazione con il vivente tutto. Il mio raggio d'azione quindi è ampio ed espansivo, per questo cerco di fare i conti con il tempo e di curare sempre l'efficacia delle mie azioni e degli investimenti di energia. Senza prendermi troppo sul serio, però.

2. Etica della responsabilità, laicità, conoscenza: nell’oblio o nella soffitta dei politici del Belpaese?
Indubbiamente il Paese vive una stagione di oblio nella quale la politica pubblica viene intesa come una funzione che risponde ad interessi particolari e la partecipazione politica stessa come rappresentanza elettorale è svolta da oligarchie e cordate che usano come potere in chiave consociativa le risorse normative, economiche e finanziarie proprie delle istituzioni. Oligarchie che si sono preoccupate di fare una legge elettorale che consente la loro perpetuazione. Parlo di oblio perché non c'è una soffitta da dove prendere e recuperare una politica pubblica rispondente ad interessi generali, di queste e delle future generazioni. Una politica non limitata alla gestione dell'esistente bensì capace di elaborare gli indirizzi per il futuro, capace di proporre una visione e delle forme partecipate, trasparenti ed inclusive, per fare ciò.
C'è una nuova "maggioranza silenziosa" nel Paese che, al contrario di quella conservatrice e regressiva degli anni '70, non partecipa al voto, pur essendo composta da persone che vivono l'intensità delle esperienze di sussidiarietà, come volontariato, ONG, associazionismo ecc. Ci sono professionalità legate all'economia della conoscenza, le Partite IVA della Conoscenza, che non essendo né imprese né lavoratori dipendenti o pensionati, non sono rappresentate dalle associazioni d'impresa o dai sindacati. Questo significa che le loro istanze sulla produzione di valore, le loro esigenze previdenziali e di welfare, sono estranee ai luoghi di definizione e di negoziazione della policy; ciò che è peggio e preoccupante per la qualità della politica in democrazia è che anche loro sono soggetti che diventano estranei alle procedure ed ai luoghi del conflitto, della rappresentanza e della negoziazione.
In questa situazione di afasia per la politica l'oblio diventa una condizione e non un rischio. Non ci saranno scorciatoie, simboliche e mediatiche, capaci di risignificare forme, contenuti e luoghi della partecipazione politica e quindi la politica stessa. Solo una paziente e tenace tessitura multilevel e multistakeholder capace di un approccio laico alla situazione inedita, politicamente, economicamente, scientificamente e tecnologicamente, potrà sviluppare, per approssimazioni successive e con modalità aperte ed evolutive, una cultura della politica pubblica adeguata e capace di autorevolezza valoriale. Oggi l'unico e prezioso riferimento per una cultura democratica è la Costituzione della Repubblica, matrice straordinaria in grande coerenza con il Trattato per la Costituzione Europea.

3. Con la recessione ci si poteva attendere che la causa ambientale scendesse di priorità, con perdite per i partiti ecologisti. Eppure i Verdi hanno avuto in Francia, in Germania e in altri Stati una vistosa affermazione. Come giustificare l’anomalia italiana?
In Italia i verdi non hanno saputo portare fino in fondo le conseguenze della loro coraggiosa definizione "né a destra né a sinistra ma avanti", hanno lasciato che la radicalità delle loro posizioni, relativamente ai limiti e ai disastri del modello di sviluppo quantitativo illimitato, potesse esser confusa ed equiparata con la cultura e le pratiche dell'antagonismo "ho un nemico, quindi sono". In Italia non hanno avuto cura di sviluppare un pensiero e una pratica relativamente alle forme della partecipazione politica, all'organizzazione, alla rappresentanza capaci di coniugare l'ecologia delle differenze, quindi il pluralismo culturale, con l'etica della responsabilità, quindi con l'efficacia misurabile delle diverse ipotesi politico-programmatiche.
Questi limiti hanno prodotto ciò che era più probabile: una deriva personalistica e cortigiana, incurante delle regole e tutta interna alla rappresentazione mediatica pilotata, dove il "posto in commedia" è ben definito e questa condizione, laddove accettata, consente la ribalta comprimaria e la partecipazione alla raccolta delle briciole della greppia pubblica.

4. Con la rinomina di Grazia Francescato i temi ecologici continueranno a ricoprire un marginale ruolo di vassallaggio, o meglio, di subordinazione all’aria radicale?
Questo è solo l'esito mortificante di un processo già iniziato prima: quando i Verdi accettano "la propria parte in commedia" magari utilizzando il Ministero per l’ Ambiente come balzello per negoziare pareri positivi così facendo hanno già neutralizzato la propria carica innovativa e hanno accettato una sostanziale funzione simbolica. La questione ecologica è tale laddove è capace di interessare tutte le articolazioni dell'azione sociale e, sul piano politico, le articolazioni degli ambiti normativi, economici e finanziari di questa azione. E' riduttivo pensare che la politica ecologista risieda solo negli assessorati e nel ministero dell'ambiente e non in quello dei trasporti, dell'industria, della salute, della pianificazione territoriale ad esempio.
Non credo francamente che il problema oggi sia la nomina o la rinomina di Grazia Francescato, credo che la metafora verde sia consumata e collegata a valori negativi e rischia di legare la questione ecologista alla parabola del suo ceto politico e del suo disperato tentativo di ricollocazione e di rendita simbolica.

5. Dall’ultima indagine RBS/ADACI è emerso che il nostro terziario è l’unico a non decollare in Europa. Paura o pregiudizio?
Direi tutte e due: in questo settore e nelle tipologie di imprese che esso contiene è chiaramente riscontrabile un approccio speculativo, attento al necessario rispetto formale e simbolico richiesto, pur di non mettere in discussione il margine di profitto. Tutto ciò a scapito di pratiche di investimento sulla qualità e di una convinta richiesta di una politica pubblica per un sistema territoriale qualitativo-qualità delle infrastrutture di reti, siano trasporti o telecomunicazioni-qualità del territorio-qualità dei servizi-qualità del vivere sociale. Le significative eccezioni, capaci di investire su una innovazione qualitativa di processo e di servizio, nonché di prodotto, non diventano un benchmark di riferimento. Questo per limiti culturali e di cultura di impresa e per la mancanza di un'azione pubblica capace di dare indicazioni normative, indirizzi e relazioni internazionali, regole e controlli effettivi invece che distribuire e scambiare contributi ed agevolazioni come fossero favori a buon rendere elettorale.

6. Le potenzialità del web sono al centro degli interessi del movimento Condividi la Conoscenza, da lei fondato nel 2004. Che aggettivi userebbe per descriverlo e per indicarne le finalità?
Visionario, ambizioso, incosciente: una rete capace di guardare al futuro che è "adesso", che si propone di sfidare le rigidità e la cecità epistemologiche e culturali, che rischia aprendo un confronto e un conflitto con gli interessi omeostatici e i loro luoghi consolidati di rappresentanza e di negoziazione.
"Condividi la Conoscenza" è un appuntamento a carattere internazionale nel quale le scienze, le culture e le pratiche della sfera biologica si confrontano con quelle della sfera antropologica attraverso i loro differenti linguaggi espressivi nell'era dell'interattività digitale interconnessa ed interattiva.
L'assunto condiviso tra i partecipanti riconosce la condivisione come condizione per le contaminazioni e quindi per le nuove combinazioni nella produzione di valore cognitivo, un approccio confortato tanto in sede Unesco che nelle risoluzioni del WSIS delle Nazioni Unite, nonché dall'Agenda di Lisbona dell'UE sulla società e sull'economia della conoscenza.
Il confronto verte tanto sui presupposti e gli approcci epistemologici quanto sui nodi normativi e sulle policies capaci di permettere lo svolgersi e lo sviluppo evolutivo di questi nuovi modelli di produzione cognitiva, cui si legano nuovi modelli delle relazioni sociali e nuovi modelli commerciali. Lo scopo, la mission, è quello di riuscire a mettere la questione della conoscenza condivisa come condizione per la produzione di valore, cognitivo, sociale ed economico, sulle agende della politica pubblica. Affinché si crei un ambiente per l'innovazione qualitativa, sia sotto l'aspetto normativo, che per un welfare adatto e per una politica previdenziale capace di non equiparare la necessaria flessibilità delle "Partite IVA della Conoscenza" ad una condizione di precarietà in quanto non dipendenti, pensionati o imprese. Un ambiente che consideri la filiera della formazione/istruzione/ricerca un investimento strategico e non un costo da tagliare o una greppia assistenzialistica con precari da sanare.

7. L’Economia della conoscenza è un concetto relativamente nuovo. Nonostante possa sembrare un surrogato del mito dell’informazione lanciato dalla New Economy, ritiene possa configurarsi come una delle condizioni senza le quali non è pensabile un’uscita prossima dalla crisi?
Da sempre ogni prodotto ed ogni processo atto a produrlo ha sempre avuto un carico informativo, carico che nel corso della storia è andato aumentando, ma solo ora con il passaggio all'era digitale è il processo informativo in sé, non oggettivato, non formalizzato, a divenire processo produttivo, per questo nell'era digitale la conoscenza diviene essa stessa capitale da valorizzare. Per questo si cerca di applicare alla conoscenza i modelli di tutela della Proprietà Intellettuale e di Brevetto propri della società industriale e post-industriale. Ma è la natura della conoscenza e la sua modalità di produzione attraverso la creatività e la libertà a stridere con questa logica riduzionistica. Per altro il comun denominatore digitale e questa riduzione del vivente a luogo di tutele proprietarie per garantire rendite di posizione, porta con sé una logica paradossale ed implosiva.
L'innovazione scientifica e tecnologica hanno consentito all'agricoltura sviluppi quantitativi impensabili e la creazione di una industria agroalimentare, fino ad ora le ricerche e le applicazioni in questo campo sono relative all'aumento della resistenza agli erbicidi, in modo da utilizzare (aumentandone la produzione e la diffusione, con minori preoccupazioni e precauzioni per le piante coltivate) questi composti per combattere le erbe infestanti, oppure all'aumento della resistenza agli insetti (al fine di combattere quelli nocivi). Ulteriori ricerche sono finalizzate a produrre sementi che svilupperanno sementi sterili. Questo ultimo aspetto, in particolare, consente di inquadrare le ricerche e le applicazioni degli OGM all'interno di un quadro agro-industriale che prevede (a partire dalla brevettazione delle sementi) contratti con gli agricoltori che includono l'obbligo di acquistare, insieme alle sementi, i cui semi derivati è vietato riseminare l'anno successivo, i composti erbicidi ed insetticidi della stessa azienda.
Un altro aspetto dell'attività delle aziende dell'industria delle biotecnologie riguarda la definizione di invenzione di geni e principi attivi, presenti negli organismi viventi animali e vegetali, riprodotti industrialmente o comunque modificati, con conseguente brevettabilità e sottrazione alla libera disponibilità. Si configura così un monopolio e una privatizzazione delle conoscenze ed un rapporto di dipendenza univoca da parte degli agricoltori; ne deriva inoltre che le popolazioni che, con la loro presenza ed attività, hanno preservato patrimoni naturali contenenti geni e principi attivi brevettati, non ne dispongono più liberamente.
Tuttavia c'è qualcosa che va oltre la natura di un modello commerciale e chiama in causa, in modo irripetibile, la politica e la politica pubblica: queste realtà monopolistiche tentano di scambiare come prodotti, da tutelare tramite brevetti, gli alfabeti utilizzati per produrli. Siano alfabeti appartenenti alla sfera biologica, come i codici genetici, o appartenenti alla sfera antropologica come gli algoritmi o le sequenze di accordi musicali. Con la riduzione degli alfabeti ad una disponibilità proprietaria è a rischio la libertà di narrazione, di comunicazione, naturale o culturale, quindi di conoscenza: la libertà di espressione e di creazione culturale e colturale avverrà entro i limiti consentiti dagli standard proprietari pre-definiti.
La conoscenza nell'era digitale deve essere caratterizzata e prodotta da contesti tecnologici e normativi che ne garantiscano e ne favoriscano le condizioni per la creatività. Le contaminazioni e le combinazioni possibili, e ancora non immaginabili, sono la modalità della produzione creativa.
Sulla questione della libertà e della disponibilità degli alfabeti e sulla condivisione della conoscenza deve prendere corpo l'alleanza politica tra sfera biologica e sfera antropologica nelle loro articolazioni culturali, economiche e sociali.

8. La presente intervista andrà a riempire le pagine di due distinti blog, gli unici spazi che, in un futuro quanto prossimo, costituiranno la dimora di una informazione libera e incondizionata. Quando pensa, quindi, di entrare nella comunità dei blogger (s)?
Non sto alimentando da tempo né il mio blog né l'home page, riprenderò a farlo prossimamente ma la cosa richiede una cura assidua. Da diversi mesi, forse da più di un anno preferisco stare all'interno dei processi sociali della rete: network, mailing list, siti di campagne ecc. e distribuire così proposte, riflessioni e pensieri.

Sperando che, a breve, riprenda breve ad alimentare il suo blog, la ringrazio per il tempo concessomi.






MIRIAM ELISABETTA CARANI

17 commenti:

  1. davvero un ottimo lavoro, sia dell'intervistatrice sia dell'ospite. Ha detto, in modo molto sincero, la realtà com'è veramente, senza limitarsi a descriverla secondo logiche partitiche legate ai consensi. Una cosa mi ha colpito in particolare, una sua idea che è anche la mia, ma che non avevo mai sentito da parte di un politico: "la politica pubblica viene intesa come una funzione che risponde ad interessi particolari". La crisi della politica viene dal basso, da elettori presuntuosi che sprecano il loro voto nella speranza di ottenere favori personali. Se non eliminiamo questa realtà, anche fin troppo diffusa, la politica non potrà mai essere efficiente come desideriamo, ma una fonte continua di corruzione e raccomandazioni, a tutti i livelli, dai consigli di quartiere al parlamento.

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  2. Sono, d'accordo con Ottavio. Bel lavoro Miriam.
    Certo, l'intervistato in tutte le domande oltre ad essere stato sincero, ha anche delineato per bene la sua ideologia, che è, a grandi linne, quella ecologista. Condivido appieno, le tante iniziative a favore dell'ambiente, ma non mi è piaciuto molto, quando, in particolar modo nella prima domanda, l'intervistato ha parlato di "laicità". Cosa c'entra la laicità nella domanda fatta da Miriam? Perchè dobbiamo sempre intrufolare la religione anche quando non è il caso?
    Non credo che la Chiesa sia contraria ad iniziative per l'ambiente, ma credo che impieghi, molto più tempo alle iniziative a favore della difesa della vita e della MORALE.
    Ecco, quindi, ho notato un'eccessiva presa di posizione, che in questo caso è superflua.
    Per il resto, mi complimento ancora con il signor Cortiana, in quanto è stato "intellettualmente onesto", quando ha delineato il ruolo, ormai marginale, del suo partito, ridotto, insieme a molti altri, a non godere del prestigio di avere rappresentanti in parlamento. Mi piace anche la carica e la grinta che impiega per far in modo che la cultura diventi "comunicata", e questo scopo è raggiunto attraverso la sua fondazione.
    Un saluto.
    S.R.

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  3. Da Wikipedia:

    La parola laicità, in senso politico e sociale, denota la rivendicazione, da parte di un individuo o di una entità collettiva, dell'autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui.

    Laico è, in questo senso, chi ritiene di poter e dovere garantire incondizionatamente la propria e l'altrui libertà di scelta e di azione, particolarmente in ambito politico, rispetto a chi, invece, ritiene di dover conciliare o sottomettere la sua libertà all'autorità di un'ideologia o di un credo religioso.

    A fronte di questo, non penso proprio che il sig. Cortiana abbia fatto qualche allusione alla religione in quanto le domande non gliene davano l'occasione.

    Il movimento, Condividi la Conoscenza, è una grande risorsa. Ritengo che la libera circolazione dell'informazione nella rete possa configurarsi sia come l'unico strumento in grado di grantire un'autentica libertà d'espressione sia come possibile soluzione per un arricchimento conoscitivo da cui trarre un più ampio patrimonio culturale e un maggiore benessere socio-economico.
    Se in passato la cultura imperava sui giornali e sui libri, oggi deve badare anche al web.

    Che ne pensate?

    Comunque, eccovi il link di Condividi la Conoscenza, messo anche tra i Links Utili a destra.
    http://www.condividilaconoscenza.org/

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  4. Il laicismo è l'atteggiamento filosofico, politico e sociologico di chi propugna la totale separazione tra Stato e Chiesa, ovvero l'assenza di interferenze religiose o confessionali, dirette o indirette, nell'ambito legislativo, esecutivo e giudiziario di uno Stato e più in generale nella vita civile di una comunità umana e nei suoi aspetti di obbligatorietà.

    Il corrispondente aggettivo è "laicista", mentre con l'aggettivo "laico" (corrispondente a "laicità") ci si riferisce a una persona non necessariamente laicista, che auspica la non-interferenza della religione nella vita civile e quindi la netta separazione stato/chiesa. L'aggettivo laico inizialmente indicava i fedeli cristiani non appartenenti al clero.

    Adesso che abbiamo fatto la differenza, cosa intendeva dire il signor Cortiana, che lui è laico o laicista?
    Quando si parla di laicità dello stato, si sbaglia alla grande, perchè in Italia non esiste nessuna religione di Stato.Quindi non può parlare di conoscenza laica, ma laicista.


    Cosa c'entra questa sua asserzione con la domanda?
    Non condivido, per nulla l'idea di dover conoscere senza una spiritualità e quindi in maniera "laica".
    Solo questa era la mia obbiezione o meglio, puntualizzazione.
    S.R.

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  5. La laicità, considerata positivamente, sarebbe l'atteggiamento con cui lo Stato garantisce la libertà di culto ai fedeli delle religioni e d'altra parte si riconosce la neutralità dello Stato democratico come uno strumento indispensabile per una convivenza plurale. Non viene però esclusa né una parziale sovrapposizione tra ambito statale e concezioni di origine religiosa né un intervento dello stato sui culti per ragioni di ordine pubblico.

    Il laicismo, invece, sarebbe un atteggiamento da parte dello Stato volto a limitare le religioni nell'ambito privato, fatto che, secondo chi sostiene tale distinzione, costituirebbe una volontaria o involontaria repressione (anticlericalismo). In paesi considerati laicisti, come la Francia, lo Stato ha il diritto di riconoscere o non riconoscere la liceità di una religione.

    Forse ci sono delle discrepanze concettuali che ci impediscono di intenderci (Stefania)!

    Comunque, dall'intervista non emerge nulla che sia contro il Cristianesimo, la Chiesa, o qualsiasi altra forma di culto!

    Le tematiche trattate sono state ben altre!

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  6. anche io nei miei interventi faccio riferimento al tema della religione e della chiesa, poichè influenza,nel bene o nel male, quasi tutti gli aspetti della nostra società, in particolare la politica. Cmq non credo proprio che abbia attaccato la religione, ma semplicemente ha affermato la laicità nell'approccio verso la conoscenza.Questo probabilmente per evitare che esso sia influenzato da pregiudizi religiosi. Lui non sarà sicuramente cattolico osservante, però non vedo vere e proprie critiche, anche perchè se fosse stato così l'avrei elogiato per le sue teorie antireligiose, ma poichè non ci sono, purtroppo non posso farlo!:) ciao!:)

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  7. La definizione di laicità di Vito Mancuso, tratta da "L'Anima e il suo destino":

    “L’interlocutore principale di questo libro è la coscienza laica, intendendo con ciò quella parte della coscienza, presente in ogni uomo, credente o non credente, che cerca la Verità per se stessa e non per appartenere ad una istituzione; quella parte della coscienza che vuole aderire alla Verità, ma vuole farlo senza alcuna forzatura ideologica , di nessun tipo, e se accetta una cosa lo fa solo perché ne è profondamente convinta, e non perché l’abbia detto uno dei numerosi papi o uno degli altrettanti antipapi della cultura laicista. La vera laicità significa ritenere conclusivo non il principio di autorità ma la luce della coscienza”
    Vito Mancuso, “L’anima e il suo destino”

    Jakob

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  8. Dall'articolo "Laico, cioè Cristiano" dell'"Occidentale" del 2 gennaio 2008:

    Papa Ratzinger, dopo aver richiamato, in questo discorso, le radici laiche e quindi cristiane di un “nuovo umanesimo per il terzo millennio”, qualifica accuratamente l’autonomia intellettuale dell’università, accostando quindi la missione del Papato, quasi in una sorta di opposizione polare, e ciò per far spazio al cuore della sua riflessione, sintetizzabile in una precisa domanda: può, il Papa, parlare a tutti in forza di una ragione etica che non sia condannata ad essere “ancilla” della fede? La risposta a questa domanda è positiva perché, se non vi fosse ragionevolezza etica, non vi sarebbe neppure discorso universale e universalmente intelligibile.

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  9. Il Papa non cita neanche il suo amato Agostino, ma Rawls, che, nell’economia del suo ragionamento, diventa lo strumento dialogico per riqualificare la ragion etica come razionalità adeguata al discorso pubblico. Anche la ragion etica sostanziata di religiosità. Dunque, la riflessione in oggetto non si estranea dal discorso pubblico e dalla temperie storica, ma la ricomprende e insieme la trasvaluta, fino al punto di spostare in avanti la cornice complessiva della riflessione sull’università e sulla missione educativa della stessa. Erasmo da Rotterdam avrebbe applaudito scoltando una così fine argomentazione. Merleau-Ponty, nel suo famoso discorso al Collège de France, osservò: “Il filosofo è colui che si risveglia e che parla”. Ecco, il Papa-filosofo si risveglia di fronte alla storia, con umiltà, e parla, rende la parola universale ragion critica e profezia. Discorso spirituale fondativo di un altro ordine del discorso. Tant’è vero che il passo successivo, subito dopo la domanda circa la missione specifica dell’università, la cui “intima origine” riposa “nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo”, serra fra le mani la questione della verità e la scandaglia a partire dalla filosofia di un altro grande agnostico, Habermas, che si interroga oggi sulla natura del discorso pubblico in una democrazia, giungendo al punto di qualificarlo come un “processo di argomentazione sensibile alla verità”.


    A questo punto, il tema della verità e dell’essere sensibili alla verità, diventa dirimente e il discorso del Papa può ricapitolare la tradizione in chiave nuova. Se è vero, come è vero, annota Benedetto XVI, che la verità è l’oggetto della contesa e della ricerca dell’uomo, quale luogo più idoneo alla ricerca di essa potrà mai esservi se non l’università? E, ancora: se è vero, come è vero, che la filosofia possiede uno statuto logico ed epistemologico proprio, specifico, quale sarà il suo rapporto con la teologia, che dispone anch’essa di un suo specifico statuto logico ed epistemologico? Il nesso sarà, conclude Ratzinger, cosiffatto: “senza confusione e senza separazione”. Qui si riprende la formula cristologia di Calcedonia, traducendola in chiave epistemologica, un altro colpo da maestro. “La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e così anche la sua grandezza e vastità. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero. Insieme al “senza confusione” vige anche il “senza separazione”: la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino”.

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  10. La sostanza della laicità è tutta condensata in queste frasi. La ricerca dell’uomo non sarà mai ridotta e censurata dalla fede e dalla teologia, anzi essa, dipartendosi dal cuore dell’uomo stesso, cioè dall’io, si alimenterà costantemente delle contraddizioni della vita come anche delle luci della sapienza. In ciò, in questo felice impasto di storico ed eterno, di ricerca e di intuizione illuminata, consiste la vita della laicità intellettuale e spirituale (perché la laicità ha una dimensione spirituale, dal momento che ogni problema culturale è, insieme, un problema che lo spirito dell’uomo si trova ad affrontare). In formula: laico, cioè cristiano.

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  11. Scusate se lo ho diviso in parti, ma tutto intero non me lo accettava, troppo lungo, ho cercato di evidenziare i nodi concettuali espressi da Iannuzzi. Jakob

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  12. Riguardo alla Natura, tema tanto caro a Fiorello, vorrei ricordare la bella frase di Vito Mancuso, sempre tratta da "L'Anima e il suo destino"“Per natura intendo il fondo primordiale dell’essere , ciò che fa nascere e apparire le cose, sia quelle inanimate come le pietre, sia quella animate come la gattina dei miei figli . Perché c’è l’essere e non il nulla? Così Leibniz ha formulato la domanda filosofica più radicale. Qualsiasi risposta si dia, il dato di fatto che qualcosa si dà, qualcosa nasce. La natura è il luogo di nascita dell’essere, come indica già lo stesso termine latino natura che viene dal verbo nascor e che contiene un potente richiamo ad un’azione inesausta, mai completa. Natura è abbreviazione del participio futuro nascitura, ciò “che deve ancora nascere”. Natura in greco è physis, ds cui fisica e contiene la medesima radice che significa “generare, nascere, germogliare, venir su” Vito Mancuso

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  13. Riflessione proponibile e interessante, ricordo a proposito il Principio di Responsabilità del filosofo postmoderno Jonas: cito da wikipedia.

    Il principio responsabilità, dal titolo di un libro di Hans Jonas, è il principio cardine di un'etica razionalista applicata in particolare ai temi dell'ecologia e della bioetica.

    Ne "Il Principio Responsabilità" ("Das Prinzip Verantwortung"), edito nel 1979, Hans Jonas approda alla necessità di applicare il principio di responsabilità ad ogni gesto dell'uomo che "deve" prendere in considerazione le conseguenze future delle sue scelte e dei suoi atti. Dopo la crisi della razionalità etica provocata dalle elaborazioni di Friedrich Nietzsche si registra nel pensiero del XX secolo l'esigenza di restituire l'etica alla plurale concretezza del mondo e della vita, osservando che la ricerca di principi universali condiziona le decisioni e le scelte sull'ambiente, sull'economia, sulla comunicazione e, in sintesi, sulla vita del genere umano. Tale esigenza, che porta ad una ripresa dell'universalismo kantiano e dell'idea di "dovere" quale fondamento della morale, si rinviene nel pensiero e negli scritti di Hans Jonas, "teorico dell'etica della responsabilità", che elabora, così come Weber, un concetto di etica orientata al futuro. Hans Jonas inserisce la propria proposta teorica nel provocatorio progetto della fondazione dell'etica nell'ontologia, in nome della salvaguardia dell'essere e dell'umanità nell'Universo minacciato dalla tecnica, con le sue conseguenze distruttive sul piano planetario. L'imperativo dell'etica della responsabilità viene così formulato: "Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana".

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  14. Non mi sono fermato nel mio ultimo messaggio, ma ero sempre io, Jakob. ciao e vista l'ora, buonanotte

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  15. Innanzitutto voglio ringraziare Jakob in prima persona e, in secondo luogo, aprioristicamente, a nome delle care gemelle co-admin del blog e di tutti i lettori per il fatto di divulgare la tua erudizione! Il ringraziamento è d'obbligo!

    Ho trovato il discorso di Ratzinger, anzi l'articolo sul discorso del Papa, alquanto confusionario; sembra un gomitolo in cui i vari lacci si avviluppano! A linee generali l'ho recepito il messaggio, anche se mi ha lasciata un pò fredda!

    Ho gradito moltissimo il concetto di laicità secondo Mancuso, il cui libro, costituirà la mia prossima lettura! (Dopo Oliver Twist)

    Jonas mi ha davvero intrigata!Spero almeno di sfiorarlo quest'anno col programma scolastico, anche se mi sembra difficile! Di sicuro me lo vedrò per i fatti miei!

    Riproporrei una domanda:
    Il movimento, Condividi la Conoscenza, è una grande risorsa. Ritengo che la libera circolazione dell'informazione nella rete possa configurarsi sia come l'unico strumento in grado di grantire un'autentica libertà d'espressione sia come possibile soluzione per un arricchimento conoscitivo da cui trarre un più ampio patrimonio culturale e un maggiore benessere socio-economico.
    Se in passato la cultura imperava sui giornali e sui libri, oggi deve badare anche al web.

    Che ne pensate?

    Saluti,
    Miriam

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  16. Hai ragione Miriam!
    Anche io ringrazio Jakob!
    Miriam, mi spiace ma quest'anno non sfiorerai nessun autore del genere -_- :( Ma lasciamo perdere perchè se no dovrei parlare di onestà intellettuale, o meglio della sua assenza in certi insegnanti (la maggior parrte).
    Il blog ha un aspetto nuovo.. Mi piace!
    S.R.

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  17. informa che da oggi fino al 25 ottobre è possibile, inviando un messaggio al 48548 donare 2 euro al FAI (Fondo Ambientale Italiano) per la protezione e la salvaguardia del polmone verde dell'Umbria, luogo di importanza ambientale e spirituale, n......oto come la foresta di Francesco, patrono d'Italia la cui festa ricorre oggi. sito http://www.laterradifrancesco.it/

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