LE VISITE

giovedì 27 agosto 2009

E SE IL MURO FOSSE CROLLATO PER COLPA DI UN WALKMAN?


Con questo articolo, tratto da un numero dell’avvenire di dieci anni fa, è mio interesse e mia intenzione, mostrare un lato, quasi del tutto ignorato della caduta del Muro. Non credo sia necessario specificare quale “Muro”, perché l’unico ad esser diventato, tristemente, famoso è quello di Berlino. Costruito dopo oltre dieci anni dalla “cortina di ferro”, esso divenne il simbolo di quella forza e invincibilità, che almeno in apparenza, il Governo di Mosca voleva dare al resto del mondo. Il fatto che famiglie, amici e parenti siano stati divisi da una volontà superiore, così, arbitrariamente, fa senza dubbio riflettere sull’inumanità del governo comunista, privo di qualsiasi scrupolo. A dimostrazione di ciò, va anche considerato il fatto che i berlinesi, che con coraggio tentavano la fuga da quell’inferno, venissero brutalmente trucidati. Tutto perché ambivano a quella libertà che incivilmente gli era stata negata, o meglio, tolta. Ma l’analisi di Charles Mayer, va oltre le cause conosciute ed accertate, analizza una crisi economica con i risvolti catastrofici per l’Europa dell’Est. Tutto questo benessere, allora, promesso e propagandato per anni, dov’è?
E se il Muro di Berlino fosse caduto per colpa di un walkman? Ecco la storia: siamo nella Repubblica democratica tedesca, alla fine degli anni Ottanta. I responsabili della pianificazione economica decidono di occuparsi dei giovani e lanciare un riproduttore di musica a cassette "made in East Germany". Purtroppo, fatti i conti, si viene a scoprire che il prezzo al pubblico sarebbe pari a quasi 800 mila delle nostre lire di oggi; e che acquistare in Giappone le parti in plastica che le officine di Potsdam non sanno produrre costerebbe più che farsi spedire il walkman intero direttamente da Tokio. Furiose polemiche, accaniti dibattiti su socialismo e libero mercato, ma alla fine niente walkman. E due mesi dopo, il 9 novembre 1989, niente più Muro. È solo in apparenza un paradosso, questo del walkman irreale nel socialismo reale. Soprattutto perché l'abbiamo tratto da «Il crollo» dello studioso americano Charles Maier (Il Mulino, 557 pagine, lire 50 mila), che ha per sottotitolo «La crisi del comunismo e la fine della Germania Est». Bene ricordarlo perché, dieci anni dopo il crollo del Muro e quindici anni dopo la comparsa sulla scena mondiale di Mikhail Gorbaciov, c'è ancora chi crede alla generosa leggenda di un pugno di riformatori solitari che, per convinzione e personale coraggio, andarono dall'interno all'assalto del comunismo. E che fallirono, o non riuscirono fino in fondo, perché non capiti, non aiutati, traditi da congiure più o meno prezzolate dall'Ovest.
Maier si basa su un'impressionante mole di dati e documenti originali e rimette le bocce a posto e riparte dal clamoroso tracollo economico di un intero sistema. Il che, per la Germania Est degli anni Ottanta, in sintesi significa l'intreccio perverso di due diversi livelli di crisi, uno interno e l'altro esterno. Il primo era frutto di un'impostazione politica, decisa all'inizio degli anni Settanta, che prevedeva forti sussidi statali per tenere i bassi i prezzi al consumo e alto il profilo dei servizi sociali. Il che significava più consenso per il regime ma meno risorse per la produzione di merci da esportazione; e meno esportazione significava anche meno risorse per comprare all'estero merci e prodotti di qualità, quindi più debiti con i Paesi non socialisti. Negli ultimi tempi del Muro, la Repubblica democratica tedesca avrebbe dovuto sacrificare il 60 per cento dei ricavi delle esportazioni (e ridurre del 25 per cento il livello di vita dei suoi cittadini) solo per pagare gli interessi sul debito estero. A fine 1989, la Rdt stava in piedi grazie alla benevolenza dei Paesi occidentali che rinunciavano a esigere i crediti, anche quelli per anni generosamente offerti dal bavarese Franz Joseph Strauss, ministro delle Finanze della Germania Ovest, di solito dipinto come militarista e anti-comunista fino all'ossessione. Il secondo livello di crisi, quello esterno, riguardava il Comecon, il patto di mutua assistenza economica del blocco socialista, di cui la Germania Est era membro importante e il Paese in proporzione più industrializzato. Negli anni Ottanta il Comecon prese a scricchiolare sinistramente, perché l'Urss cominciò a trovare sempre più oneroso (e infine impossibile da sostenere) il sistema di sussidi e sovvenzioni con cui aveva sostenuto e legato a sé le diverse economie della cosiddetta Europa dell'Est. L'ora della Rdt scoccò quando l'Urss smise di venderle enormi quantità di petrolio a prezzo di favore. Petrolio che i tedeschi per il 75 per cento lavoravano e rivendevano all'estero, per solida valuta occidentale, sotto forma di prodotti chimici.










VALENTINA RAGAGLIA

19 commenti:

  1. Bello bello questo articolo. Ben informato! :) Senza sottovalutare ovviamente l'apporto di principio, di valore della Chiesa e l'intrinseca perversione del comunismo (destinato concettualmente a fagocitarsi da sè) nella dissoluzione del socialismo reale, è molto importante ricordare anche questo aspetto: il comunismo (e quindi anche il muro) cadde per la sua insostenibilità economica e per le spinte delle masse ormai boccheggianti che richiedevano la libertà economica. Il che ha lati positivi (la libertà economica è fondamentale!) ma anche negativi: c'è una figura molto espressiva della situazione post-crollo del muro che dice "caduto il muro da Berlino Est la prima cosa che incontrava l'uomo ad Ovest era il sexy shop". In altri termini: non è da sottovalutare anche l'attaccamento materialistico delle persone al consumo sregolato che aveva divorato (e divora) dal di dentro l'Occidente: l'uomo dell'Est è uscito da un mondo in crisi perchè voleva entrare in un altro mondo in crisi. E' ciò che a più riprese notava il grande scrittore russo Soljenyzn (quello di 'Arcipelago GULag' per chi non lo conoscesse) in alcune strigliate rivolte all'Occidente (che non a caso gli diede poco spazio...): la decadenza morale ce l'abbiamo anche qui, di tipo diverso ma c'è. E l'uomo dell'Est forse ne è stato attirato: dalla padella alla brace. Tocca a noi ricostruire ad Ovest come ad Est....

    Filippo

    RispondiElimina
  2. Caro fuoco,
    Condivido pienamente il tuo pensiero, ma se in dubbio dagli agnostici e dai miscredenti, possa essere attaccato l'aspetto religioso e miracoloso della caduta del muro, indubbia è invece, la sua portata economica disastrosa. E'ovvio che il capitalismo, come qualsiasi sistema economico ha i suoi lati positivi e negativi, sta quindi nell'animo umano e nella sua integrità porsi un punto limite, oltre il quale deve fermarsi e riconoscere un'Entità che sta al disopra. ecco perchè il ruolo del cristiano nell'Europa e nel mondo di oggi è fondamentale.
    Un saluto
    Ad Maiora
    Valentina Ragaglia
    (curatrice dell'articolo di oggi)

    RispondiElimina
  3. « L'anima umana desidera cose più elevate, più calde e più pure di quelle offerte oggi alla massa... dallo stupore televisivo alla musica insopportabile. »
    (Alexander Solzenycin).

    Interessante l'articolo, ottima scelta e acuta riflessione. Filippo ci ricordava una grande figura recentemente scomparsa, Alexander Isaevic Solzenycin, premio nobel 1970 e autore del noto "Arcipekago Gulag", ma autore anche cristiano: "la linea del bene e del male attraversa il cuore dell'uomo", e scrittore scomodo che non temeva di esprimere i suoi guidizi sia sul comunismo che sul capitalismo. Il capitalismo si è dimostrato nella storia il miglior sistema, ma non è perfetto, il capitalismo è un buon sistema quando si basa sull'uomo e i suoi valori, sul capitale etico e umano mentre diviene cattivo sistema se basato unicamente sulle speculazioni ed è distinto dall'Etica, come dimostra la recente crisi economica. Tocca a noi ricosrtruire, pensando, come diceva Solzenycin, alla comunione dei cuori e ripensando alla frase che ho inserito prima e ancora voglio ripetere: « L'anima umana desidera cose più elevate, più calde e più pure di quelle offerte oggi alla massa... dallo stupore televisivo alla musica insopportabile. »

    Jakob

    RispondiElimina
  4. i paesi del patto di varsavia, alla disperata ricerca di imporsi sugli stati capitalisti, tentavano qualunque cosa per ottenere delle vittorie sulle potenze occidentali: il crollo del muro rappresenta anche la caduta di una tipologia di potere che voleva imporsi agli alti come un grattacielo, ma che non aveva fondamenta ed è imploso da solo. I comunisti non potevano assolutamente competere con i capitalisti rispettando le regole e quindi dovevano fare qualunque cosa per apparire ai loro popoli come i migliori: così nascono debiti pubblici "galattici" per apparire superpotenze economiche. Anche lo sport ha influito sull'immagine del comunismo: essi spingevano i loro atleti oltre ogni limite, dopandoli come cavalli, per ottenere medaglie e quindi consenso. Quindi erano governi dell'immagine, forti fuori e dentro fragili. Strano come a distanza di 20 anni i (pochi) comunisti odierni definiscono i governi del "fare", i governi delle illusioni e degli spot pubblicitari, quando invece loro sono testimoni di un passato millantatore, ingannevole e fragile.

    RispondiElimina
  5. Bravo Ottavio, si vede che la storia non la stusi solamente dal testo orrendo che ci propinano a scuola, infatti, anche se i nostri insegnati sono costretti ad ammettere le pecche del grande sistema, lo fanno in maniera quasi velata e anche alla svelta.
    Ineffetti, il sistema comunista sognato da Marx era nato già morto, nel senso che contrariamente a quanto affermava lui, in un governo comnunista non esistono i diritti umani e civili, così neanche nella germania est i cittadini vivevano in un continuo clima terroristico.
    Vorrei ricordare infine che Giovanni Paolo II ha contribuito parecchio alla caduta del muro, ma raramente viene ricordato!

    RispondiElimina
  6. Vi consiglio la lettura (ma ce ne sarebbero anche altre) su questi temi di Igor Safarevic, 'Il socialismo' (Effedieffe) nonché delle opere Augusto Del Noce (che dimostra come già in Marx il totalitarismo è in embrione)

    Filippo

    RispondiElimina
  7. Grazie Filippo per i tuoi consigli e commenti sempre fruttuosi ed intelligenti!
    S.R.

    RispondiElimina
  8. Buona scelta Augusto del Noce, soprattutto gli scritti raccolti in "Verità e Ragione nella Storia". Una preziosa antologia di scritti che riflettono "l'ateismo come problema della società moderna", "compimento e dissoluzione del marxismo", "il momento fascista della secolarizzazione" , secolarizzazione, nichilismo e cristianesimo". Ciao Jakob

    RispondiElimina
  9. è una lettura molto importante davvero. Io mi riferivo proprio a quella antologia e spero al più presto di poter reperire e studiare direttamente le sue opere originali. Si può dire che ha contribuito in modo determinante alla mia conversione intellettiva. In effetti cominciavo a frequentare le riunioni di Alleanza Cattolica (praticamente, considerato che la mia casa naturale è la Chiesa, si può dire che essa sia la mia camera da letto! :D ) e lì si leggeva (e si legge) un libro di un autore (che i lettori de 'il Timone' avranno incrociato): Plinio Corrêa de Oliveira. Ebbene alcuni passaggi non mi convincevano: la lettura di Del Noce, in cui mi imbattei per caso o quasi (è la dimostrazione che la Provvidenza esiste...), mi ha convinto sui punti critici perché Del Noce e Corrêa de Oliveira praticamente dicono le stesse cose solo che quest'ultimo le dice in modo schematico (questo è il suo gran pregio (in un mondo di superficiali è utile esser stringati) e il suo difetto (per uno spirito analitico come me...) e infatti non basta leggerlo soli: va spiegato da chi lo conosce!). Una lettura difficilina quella di Del Noce per chi è alle prime armi a causa del linguaggio ma che consiglio a chiunque lo stesso. Un saluto a tutti! :)

    Filippo

    RispondiElimina
  10. Del Noce di certo è un filosofo che andrebbe studiato, ma, io mi chiedo come mai non compare neanche nell'osannato Fornero-Abbagnano, che è "il" Manuale dei licei??? Bisogna dare ai ragazzi l'opportunità di riflettere non solo sulla società (per di più dal punto di vista solo comunista) ma fare anche in modo che la filosofia diventi una ricerca interiore, cosa che a me non è accaduta.
    Questa materia infatti l'ho studiata per dovere e non per piacere, è una mia mancanza, ma non posso farci nulla.
    Quello che ho dentro è sdegno.
    Che vergogna!

    Appena trovo un ritaglio di tempo, comunque proverò a leggere il testo citato da Jakob.
    S.R.

    RispondiElimina
  11. Ottimo autore, caro Filippo, anche Plinio Correa de Oliveria: acuto intellettuale ma non incapace di comprendere la grandezza e l'umiltà del mistero di Nostro Signore. Io ho un suo ottimo commento alla Via Crucis. E cara Stefania, riguardo alla filosofia proprio questo è il punto: non ti preoccupare, non è una tua mancanza: la mancanza è dovuta a un sistema generale incapace di far comprendere che la filosofia non è solo una materia scolastica o una disciplina come tante, molto noiosa ma da studiare per avere un bel voto, Filosofia significa "amore del sapere", è l'essenza stessa della vita, raccoglie tutte le domande dell'Uomo. Domande che non trovano risposte in escperienze certe o sulle enciclopedie, ma domande profonde e antiche come l'uomo, che ha il compito di scrutare nel proprio cuore e ragionare con la propria mente. Filosofia non è solo una materia e non potrà mai esserlo! A chi giova saper a memoria i sillogismi di Aristotele per prendere 8 nell'interrogazione? Dopo un mese li avrai già dimenticato, se non avrai capito la lezione della logica e l'importanza del buon senso. Molti considerano la filosofia una materia anche stupida, affermando che ognuno contraddice l'altro è alla fine la filosofia sarebbe un insieme di tante idee campate per aria. Ma la vera filosofia è ricerca, è indagine alla scoperta della Verità e racconte le esperienze di tantissimi e diversissimi uomini, quelle stesse ricerche di cui ci occupiamo anche noi. Tutto ritorna. Non ti preoccupare :-) pian piano, gradino per volta, anche tu scalerei l'iride dell'arcobaleno che è il vero mistero della filosofia. Non ti devi vergognare di nulla nè provare sdegno, come dici: Augusto del Noce è il grande filsoofo dimenticato del Novecento perchè scomodo, scomodo soprattutto a un certo versante della critica crociana e marxista. Se trovo qualche brano interessante te lo manderò. ciao ciao Jakob

    RispondiElimina
  12. Io direi di cominciare con questi magari:

    http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/nazionalsocialismo/nazismo/articolo.php?id=569

    http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/nazionalsocialismo/nazismo/ernst_nolte/articolo.php?id=582

    http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/nazionalsocialismo/nazismo/ernst_nolte/articolo.php?id=570

    Utili perché a scuola figurarsi se ti dicono queste cose...!

    RispondiElimina
  13. Non c'è che dire, è un articolo che si legge veramente con piacere. Il muro di Berlino è una autentica pagina (sono molte di più in realtà !) di storia dell'umanità e ci sarebbero molte, forse troppe, cose da dire a riguardo. Comincio col fatto che l'argomento mi interessa molto dato che agli Esami di Stato ho anche svolto il tema riguardo il muro. Essendo appassionato di Musica ho voluto sottolineare come siano state rilevanti numerose opere riguardo il muro, cominciando dall'album " The Wall " dei Pink Floyd uscito nel 1979. Si tratta di una vera opera Rock, un capolavoro entrato da molti anni ormai nell'immaginario collettivo con canzoni che hanno davvero fatto storia. Tra le più famose adoro ricordare in particolare " Another Brick In The Wall " ma anche " Hey You " e " Comfortably Numb ". A caratteri generali l'album propone la storia di un ragazzo di nome Pink che, dopo la morte del padre nella seconda guerra mondiale, si chiude nella sua alienazione erigendo un muro intorno a sè, una barriera mentale che lo separa dal resto del mondo, della massa e della società. Questo concetto, è stato con molto gusto ripreso da quel genio rappresentato da Roger Waters (il cantante e bassista dei Pink Floyd) che ha voluto associare il concetto di alienazione al disagio dei cittadini Berlinesi. Il muro, infatti, non fu solo un mezzo di separazione fisica ma incise anche e soprattutto sul piano psicologico. Proprio per questo nel mio tema ho appellato spesso i Berlinesi come i " detenuti a cielo aperto " per sottolineare come la dittatura imposta dall'Unione sovietica li abbia resi prigionieri a casa loro. " The Wall " dei Pink Floyd si pone come un secco NO alle dittature, in particolare a quella dell'Unione Sovietica. Io consiglio vivamente, per chi non l'avesse ancora fatto, di ascoltare il mitico album dei Pink Floyd per intero. Purtroppo, quella del muro è una vicenda spesso messa da parte (cosa sbagliatissima) nelle nostre scuole a causa di certi insegnanti che non arrivano a concludere l'intero programma. Questo è un vero peccato poichè la vicenda del muro di Berlino è una lunga e importantissima fase della guerra fredda che va assolutamente studiata. Per svolgere il mio tema, ho dovuto contare solo sulle mie personali conoscenze poichè durante le lezioni di storia non si è mai parlato a scuola dell'argomento. Anche a causa di questo, sono stato l'unico nella mia classe in grado di svolgere quel tema, sia perchè unico appassionato di storia sia per merito di qualche nozione che conservo orgogliosamente dalla scuola media e dalla mia innata curiosità verso le varie vicende della storia dei popoli. Quella del muro si tratta di una delle più tristi e pertanto andrebbe OBBLIGATORIAMENTE studiata nelle nostre scuole. Detto questo, ho esaurito ciò che avevo da dire, vorrei ancora complimentarmi per la stesura dell'articolo. Lo reputo molto interessante. Anzi, a questo proposito ti invito a postare i tuoi post e interventi in altri spazi per il web in modo che più gente possa venire a conoscenza di certi argomenti, partecipare alle discussioni, ecc. Beh, mentre tu riceveresti anche più complimenti e apprezzamenti da una sempre più larga fetta di lettori ! Un saluto ! :)

    ANDREA ZANTI

    RispondiElimina
  14. Grazie Andrea per il tuo preziosissimo commento...hai ragione come non citare l'album dei Pink Floyd "the Wall"??? E' evidente come il muro, divenuto simbolo non solo di un'ideologia, ma di un modus vivendi, abbia potuto suscitare sentimenti di rigetto e d'insofferenza nell'anima dei più sensibili, ed ecco che ne scaturisce un capolavoro! Inoltre, sappiamo perfettamente, che la scuola non offre reali opportunità di confronto e che soprattutto, tristemente, non favorisca la diffusione delle verità ripiegandosi alla scelta della minoranza. Ci sarebbero tante questioni da approfondire e conoscere, di cui noi, solo con le forze dei testi scolastici e dei professori non conosciamo, ignoriamo o apprezziamo parzialmente. Come già sai, anch'io sono stata l'unica della mia classe, ma per me è stato facile, mi è bastato citare G. Orwell, su cui spero presto di poter fare un articolo o la stessa costituzione italiana, piena di conflitti interni, per creare un buon lavoro, senza dimenticare l'onestà intellettuale.
    Un saluto e grazie ancora per il commento ed i complimenti!
    Valentina

    RispondiElimina
  15. Hai ragione Andrea, il programma di storia è davvero immenso e la mia ex insegnante diceva sempre che bisognava fare delle "scelte".
    Scelte devo dire che spesso non ho condiviso.
    Non mi sembra giusto ridurre la prima guerra mondiale a 8 paginette di fotocopie da un "sussidiario" (e non manulae) per licei (il famossissimo Villari). Davvero vergognoso.
    Non mi è sembrato giusto fare la repubblica di Waimar, la presa del fascismo e la seconda guerra mondiale da fotocopie sempre piùscarne,mentre per studiare l'URSS e Stalin abbiamo usato il manuale che tutti conosciamo "De bernardi-Guerracino : I speri della storia". Detto questo, noi siamo arrivati con il programma agli anni '70, quindi, a RIGOR DI LOGICA, avremmo dovuto affrontare per benen il tema del muro, della guerra fredda e il boom economico. Non è stato così. Eppure sono passati vent'anni dalla caduta del muro, potevamo vedere documentari, magari studiare delle pagine di storiografia, ma non è statocosì. Questo perchè si devono fare delle "Scelte". Hai ragione, sapevo del muro grazie ai ricordi delle scuole medie e ai tanti documentari (Per es. "La storia siamo noi") che ho visto privatamente.
    Il sistema scolastico sarebbe da rifare, ma è inutile ricordarlo.
    Un saluto, e lo dico anche a te, come ho fatto con mia sorella. Hai avuto coraggio a fare quel tema agli esami di stato, in quanto non erano presenti fonti, quindi tutto quello che hai scritto proviene da letture, informazioni e interessi assolutamente personali.
    Un saluto.
    Stefania

    RispondiElimina