«Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a veder voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.» ( tratto da: L'Attimo Fuggente)
Cari studenti,
per molti di voi domani
ricomincerà la scuola. Lo so che avreste desiderato avere anche solo un altro
giorno in più di vacanza, che comunque, vi sarebbe risultato sempre troppo
poco, rispetto ai vostri desideri.
Vi scrivo, sperando che possiate
fare tesoro di queste parole e che soprattutto, vi ci ritroviate.
Risale a ben 4 anni fa il mio
ultimo primo giorno di scuola. Ricordo bene l’attesa e il conto alla rovescia
per far passare nel modo più veloce ed indolore possibile quei 200 giorni, che
alla fine sembrano infiniti ed interminabili; però, come per magia ci si
ritrova a dover sostenere le prove per la maturità ed allora si rimpiange
tutto: anche i compiti di matematica con quel 4 fisso, non un centesimo di più,
non un centesimo di meno. E quando finalmente, puoi scrivere la parola fine e
credere che il peggio sia passato, in realtà ti accorgi che deve proprio
arrivare.
L’università o il mondo del
lavoro sono realtà in cui veniamo catapultati dopo essere stati protetti per 5
lunghi anni dalle braccia della scuola e se non si hanno le spalle coperte, si
rischia di cadere giù con una facilità estrema. Bisogna avere gli anticorpi per
affrontare questo mondo e la costruzione del nostro futuro, comincia proprio in
quelle aule che si è costretti dividere con altre venti persone che si sopportano
per cause di forza maggiore. Non possiamo piacere a tutti, questo è ovvio.
E poi i professori…vogliamo
parlare di loro?
Che degenerati, ingiusti,
incapaci, imbranati, inconcludenti, ignoranti e arroganti.
Ognuno di noi fa esperienza,
ognuno di noi vive sulla propria pelle, seduto al proprio posto (possibilmente
non al primo banco, grazie) la tirannia di questi mostri che vogliono a tutti i
costi insegnarci qualcosa, ma in fondo perché dovrebbero volere qualcosa da
noi? Chi saranno mai, per poterci dire quello che dobbiamo fare?
Bastiamo noi, che potremmo fare
scuola e doposcuola a questi caproni.
Però, ragazzi, voi da questi
esseri insulsi pretendete che siano pronti a darvi un voto e soprattutto un
buon voto. Pretendete che nel loro registro, accanto al vostro nome compaia una
lunga fila di numeri a due cifre, possibilmente. Ma perché dovreste farvi
giudicare da chi ritenete incapace?
Smettete di andare a scuola.
Smettete di perdere il vostro tempo tra libri, quaderni, vocabolari, dizionari,
siti internet che vi servano la versione di latino last-minute. Smettete di
fingere che ve ne importi qualcosa e fate un favore al vostro cervello: andate
a raccogliere patate nei campi, che ce ne sarebbe un gran bisogno. Smettetela
di illudervi in questo modo: che voi siate migliori di loro; perché se lo
siete, non vi serve essere un nome ed un numero in un appello.
Dovete capire che non è una
guerra, non è uno scrontro armato tra trincee.
Non si tratta di un incontro di
boxe: studenti versus professori; ma
studenti et professori. La scuola siete voi, loro ed i vostri genitori. Se è
scadente, è anche colpa vostra; perché avete smesso di vedere lo studio come
impegno e come sacrificio. Vorreste i risultati, vorreste il successo, aspirate
a medie galattiche e a prendere punti bonus, ma cosa ve ne fate se dietro quel
numero non c’è lo studio, vero? A che vi serve il voto se non ve lo sudate
giorno dopo giorno con impegno costante e sforzi per arrivare lì dove vorreste?
Dai vostri insegnanti, dai vostri
docenti, dovete pretendere che vi costringano ad impegnarvi, che vi supportino
nelle difficoltà senza aggirare mai l’ostacolo, ma saltandolo e dandovi gli
strumenti affinchè possiate farlo con le vostre gambe.
Non credete che ci sia più
soddisfazione nel perccorrere i 100metri come Bolt, piuttosto che vincere
ingannando? Quanto conta per voi sapere che sulla carta siete eccellenti, se
poi, nella pratica, non sapete neppure dovi si trovi Parigi o chi abba vinto la
seconda guerra mondiale?
E’ vostro diritto, ma anche un
vostro dovere essere istruiti. Spingete i professori ad interessarsi con
rinnovato amore delle loro materie, non accontentatevi della lezioncina trita e
ritrita, chiedete loro di tornare a stupirsi di quello che per vocazione e per
passione un tempo hanno studiato. Costringeteli a portarvi in sentieri
misteriosi, a darvi gli spunti necessari perché la Commedia non vi risulti una
medicina dal gusto amaro e vomitevole, una roba vecchia che per obblighi
burocratici dovete studiare, costringeteli a trasmettervi la curiosità, a
suscitarvi interrogativi.
Chiedete loro di svelarvi il
mistero celato dietro la Bellezza. Dovete amare quello che fate.
Tra i buoni propositi per il
nuovo anno scolastico, aggiungete: serietà, rispetto ed umiltà.
Vedrete che i risultati non si
faranno attendere molto se metterete voi stessi al servizio vero e sincero
della cultura. Cercatela, invocatela, conservatela. Buon viaggio.
VALENTINA RAGAGLIA
VALENTINA RAGAGLIA
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