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lunedì 20 settembre 2010

La solitudine dei numeri primi. Critica cinematografica


"Aveva imparato a rispettare il baratro che lui aveva scavato tutto intorno a se... Anni prima aveva provato a saltarlo quel baratro e ci era cascato dentro... ora si accontentava di sedersi sul ciglio con le gambe a penzoloni nel vuoto!" (Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi)

Spendo solo due parole per raccontarvi la mia delusione in merito al film che ho avuto modo di vedere ieri sera al cinema.
Ho letto il romanzo di Paolo Giordano subito dopo esser diventato il libro dell'anno grazie al meritato premio Strega.
Ma ieri sera di quel bellissimo romanzo ho ritrovato poco, anzi molto poco.
Prima di tutto le mie perplessità le muovo alla regia, che con continui flashback e flashfoward ha reso difficile la piena e totale comprensione delle vita dei due protagonisti.
Infatti per chi non ha letto il romanzo alcune parti del film rimarranno oscure, e sembreranno banali, stupide, quasi comiche.
Ebbene no, non è un film comico è un film che dovrebbe spronare a riflettere sulle tante disgrazie e disagi dei giovani causate dalla cattiva o sbagliata educazione impartitagli dai genitori. Le situazioni che si riscontrano sono drammatiche: un fratello, stanco della propria gemella con seri problemi mentali, a soli otto anni l'abbandona in un parco per poter trascorrere qualche ora allegra a casa di un compagno, una bambina segnata a vita da un incidente in montagna, che la renderà zoppa per tutta la vita, causato dalla noncuranza e testardaggine dei genitori e gioventù che si danno al libero amore. Da questi due traumi infantili (la morte-abbandono della sorella e l'incidente in montagna) strappalacrime derivano i grandi problemi dei protagonisti Mattia e Alice, l'autolesionismo dell'uno e l'anoressia dell'altra.
In secondo luogo, come al solito, purtroppo, il film delude le aspettative del lettore, ma quel che ancora più dispiace e vedere inutilmente distorte situazioni e intere parti del romanzo. Infatti viene inserita anche una storia lesbo che nemmeno è accennata nel romanzo, questo perchè è diventato di moda, perchè bisogna necessariamente rendere normali e comuni situazioni che realmente non lo sono, per abituarci, per farci un lavaggio del cervello e questo depone molto male per l'autore che ha permesso un simile scempio nei confronti del suo lavoro, oppure non viene messa in evidenza la malattia della madre di Alice, che poi muore di tumore, oppure non viene neanche nominata la donna con cui Mattia intraprende una relazione all'estero e che invece si rivela importante per capire la fine della storia.
Una cosa è davvero certa non consiglierò a nessuno di andare a vedere questo film se prima non si è documentato o meglio, non ha letto il romanzo, perchè non capirebbe e una situazione che potrebbe arricchire risulta essere sprecata. E questo l'ho testato con mano.

VOTO COMPLESSIVO: 5
STEFANIA RAGAGLIA

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