LE VISITE

martedì 25 maggio 2010

Calcio, passione e follia: un costume all’italiana.


"Il mondo del calcio è come tutte le categorie della società: ci sono i buoni e i cattivi."


Marcello Lippi


Qual è lo sport più seguito e praticato in Italia? Risposta scontata: il calcio. Quale sport infiamma i cuori di uomini, donne e bambini? Risposta ovvia: il calcio. Sport che s’insedia nella nostra quotidianità da quasi un secolo ormai. Siamo lì, tutte le domeniche allo stadio o davanti la tv, a sospirare con il cuore in gola il fischio d’inizio e, a volte, il 90°. Stringiamo i pugni, battiamo i piedi, ci strappiamo i capelli, ci abbracciamo ogni qual volta si riesce a far rete, applaudiamo alla parata di una parabola pericolosa all’incrocio dei pali o ad un colpo di testa che manca di pochi millimetri la porta. Eppure, alla fine della partita nella nostra vita non è proprio cambiato nulla. Siamo sempre gli stessi. Abbiamo addosso i nostri abiti, siamo comodamente seduti sulle nostre poltrone, forse, abbiamo l’amaro in bocca, ma dura solo pochi istanti se siamo rimasti delusi dalla prestazione degli undici in campo. Eppure c’è qualcosa di estremamente sottile che ci lega ad una maglia, ad una società, ad un club. C’è la passione che c’è stata trasmessa dai nostri padri, dai nostri nonni, c’è una tradizione di famiglia che si trasmette di generazione in generazione. Ecco spiegato il tifo, almeno in parte. Ognuno di noi (di quelli che si appassionano a questo sport) sa spiegare perché ha scelto di tifare quella squadra piuttosto che un’altra. Ma dietro, quello che molti considerano un amore o addirittura una fede, cosa c’è? Non credo che gli italiani siano rimasti sconvolti dall’esperienza di calciopoli, per una semplicissima ragione: basti pensare alla commercializzazione dello sport (sponsor, pubblicità, marchi) per rendersi conto che il mondo del calcio non per tutti è il dimostrare abilità con la sfera, ma è anche un’operazione di lucro per guadagnare e guadagnare bene. La conclusa stagione calcistica, ha fatto intascare alla società dell’Inter, vincitrice di tutti i titoli disponibili ben centomilioni di euro. Una cosa da poco, insomma. Eppure esultiamo quando un giocatore segna per la nostra squadra battendosi la mano sul petto e baciando il simbolo apposto vicino al cuore, però non è un legame con la squadra, con la tifoseria e con i simpatizzanti, è un legame con ciò che la società gli fa intascare. Pochi, pochissimi sono i giocatori che rimangono in un club perché ci credono, perché si ritrovano in quei colori e in quegli ideali ispiratori e fondanti. Un esempio che va assolutamente ricordato è quello di Francesco Totti, ragazzo talentuoso, umile e simbolo dello sportivo vero, che sa perdere e vincere e chiedere scusa rispettando l’avversario e che, a differenza di altri, non getta la maglia per terra con un gesto di stizza. Dopo questa corsa interminabile verso l’assegnazione del titolo di Campioni d’Italia, siamo tutti in attesa della competizione mondiale che si terrà in Sud Africa. Ma vorrei piacevolmente soffermarmi ancora sulle sorprese di questo avvincente, per certi versi, campionato. Prima di tutto la deludente stagione della Signora, che a parte spendere una fortuna per il “jolly” Diego, cambiare allenatore e non ottenere l’ingresso in Champions, non ha concluso molto. Poi la rincorsa e il sorpasso, solo momentaneo della Roma sull’Inter, che sorprendendo molti rischiava di strappare il titolo ai nerazzurri. E poi, un club, come il Catania su cui nessuno avrebbe scommesso, e che era dato per spacciato, prima della vera REMUNTADA, ottenuta insieme al nuovo mister Sinisa Mihajlovich e con la sorprendente rivelazione di Maxi Lopez (12 goals in 15 partite), con la conferma di Martinez e di tutto lo schieramento argentino. Eppure, questa è la più genuina dimostrazione che quando in qualcosa si crede, che quando si vuole ottenere qualcosa, basta volerlo con tutte le forze affinché si realizzi e possa diventare concreta realtà. Dopo questo piccola riflessione su quello che è il calcio oggi, vorrei invitare tutti a sostenere gli Azzurri nella conferma del titolo mondiale in Sud Africa, spogliamoci della critica facile e prevenuta, stringiamoci attorno i nostri ragazzi e sosteniamoli con l’affetto e la sima che meritano. Il bello, deve ancora venire.


VALENTINA RAGAGLIA

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