LE VISITE

martedì 1 dicembre 2009

IL SOGNO E' L'INFINITA OMBRA DEL VERO


La gloria è solo dei morti

H. De Balzac

Cosa accadde alle spoglie mortali del più grande condottiero e stratega dell’antichità? Com’è possibile che ancor’oggi, si brancoli nel buio, alla ricerca di un sepolcro venerato per secoli?Perchè le fonti sono così avare d’informazioni?

I primi interrogativi che ci siamo nell’introduzione posti, sono argomento centrale del nuovo e freschissimo saggio archeologico di Valerio Massimo Manfredi, autore dalle indiscusse capacità narrative, archeologo competente, minuzioso descrittore nelle ricostruzioni dei grandi personaggi del passato. Dopo aver pubblicato l’affascinante trilogia su Alessandro Magno, diventata Best seller Mondatori (come tutti i suoi romanzi), Manfredi, ritorna ad occuparsi proprio del grande Macedone. Stavolta, però, non sono le grandi azioni, le gesta memorabili, gli intrighi di corte, gli amori e le passioni o i viaggi a trovare spazio; ma ciò che accomuna e rende uguali tutti gli uomini: la morte. Thanàtos, non guarda in faccia nessuno, passa e colpisce, miete le sue vittime e avvolge nell’oblio della non vita, chiude con mano fredda gli occhi ormai spenti dalle tenebre. Alessandro, forte e nel pieno della gioventù, dopo aver superato gravissime difficoltà nella più grande campagna di conquista del mondo antico, si spense a Babilonia nel giugno del 323 a.C., dopo aver definitivamente rinunciato a raggiungere l’Indo che l’avrebbe portato ai confini del mondo all’epoca conosciuto, o per lo meno, supposto. Il suo sogno, non verrà mai realizzato e la sua morte segna la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Sulla morte di Alessandro, cominciano già a nascere le prime incertezze, cioè per essere più chiari, vi sono fonti discordanti sul modo effettivo in cui il condottiero perse la vita e su cosa accadde dopo a quel che di lui restava. Bisogna innanzitutto circuire le fonti a nostra disposizione, d’indubbia validità possono essere considerati Arriano, Plutarco e Diodoro (anche se contrastanti tra loro in alcuni punti) e dal monto latino abbiamo, per fonti indirette, la descrizione negativa che Lucano dà di Alessandro ne Pharsalia che però, narra ampiamente riguardo la tomba del sovrano macedone e di come Alessandria dovesse essere all’epoca. Di Seneca, sarebbe stato interessante poter analizzare l’opera perduta De situ et sacris Aegyptiorum che, tra l’altro sembra esser la sorgente da cui Lucano abbia successivamente attinto. Per cui a questo punto è necessario fare un veloce excursus sugli interrogativi introduttivi, senza però svelare i misteri e i dubbi che, anche solo in parte, Manfredi risolve nella sua trattazione. Infatti, il mio intento è quello di seminare in chi avrà il piacere di leggere, l’interesse per un’enigma che si somma ai tanti che l’uomo di oggi non riesce a risolvere con soddisfazione sul mondo di ieri. Innanzitutto come è morto Alessandro? Si narra, e qui sono le fonti autorevoli come Plutarco e Diodoro a darcene informazione, che Alessandro di ritorno dalla estenuante campagna persica, durata ben dieci anni, si sia lasciato andare a festeggiamenti e banchetti che abbiano causato una tensione nel fisico, tale da debilitarlo completamente e ucciderlo dopo dieci lunghi giorni di agonia. Si parla di una fitta alla schiena, talmente devastante da far gridare di dolore il sovrano e da esser paragonata ad un colpo di lancia, mentre si abbandonava all’ultima coppa di vino. Ora alcuni studi ritengono che l’ipotesi precedentemente e storicamente considerata valida, cioè quella dell’avvelenamento, possa esser messa da parte senza troppi ripensamenti, lasciando invece spazio all’ipotesi più recente di un’appendicite trascurata, che oggi, sarebbe un’operazione chirurgica non troppo impegnativa. A seguito di ciò il sovrano fu sopraffatto da febbre alta che sembra non abbia curato con molta attenzione visto che dava disposizioni militari per la conquista di quello che oggi è il Pakistan e continuasse a fare sacrifici nei templi tutti i giorni. Quindi, certamente, Alessandro pensava di poter superare anche quest’ennesima difficoltà e di poter tornare a breve alle sue mansioni ordinarie, senza grosse difficoltà. Così non fu. Il sovrano si spense davanti la fila silenziosa dei suoi soldati più fedeli, dimostrando ad ognuno un gesto di stima, di riconoscimento e di affetto. Secondo problema: che cosa accadde al corpo del padrone indiscusso della terra? Anche qui, vi sono forti dubbi sull’imbalsamazione, sulla conservazione e sulla tumulazione. Tolomeo e Perdicca, fedeli amici e generali di Alessandro, sembra abbiano avuto una disputa durata diversi anni sul da farsi. Anche se qui le fonti lasciano pareri discondanti, sembra che alla fine il corpo di Alessandro, riuscì ad ottenerlo, solo al prezzo di un’ultimo scontro nel campo di battaglia dove tra l’altro Perdicca perse la vita, Tolomeo che, anzicchè portarlo ad Ege per la sepoltura accanto a Filippo II (scoperta dopo quindici lunghi anni di scavi condotti da M. Andronikos), decise attraverso quello che sembra un ultimo viaggio piuttosto complicato di seppellire l’icona della forza, del coraggio e della forza in Egitto, la satrapia più ricca e fiorente dell’immenso impero. Si ricorda che all’inizio della campagna in oriente, Alessandro decise di fondare in Egitto Alessandria, che non fu mai vista né visitata dal grande guerriero e che ancora probabilmente, alla sua morte non era ancora terminata. Questo particolare, fornitoci dalle fonti sopra già citate, ci permette di determinare una prima collocazione del corpo di Alessandro a Menfi, antica capitale dell’Egitto e si pensa che vi rimase per alcuni anni. Dopo di che il tutto diventa molto incerto. Anche se, il corpo fosse stato riportato ad Alessandria, vi sono dubbi sulla collocazione logistica all’interno della città. Due mausolei? Due tombe? Possibile anche perché secondo Lucano, Cesare dovette scendere sottoterra per poter ammirare le spoglie mortali dell’eroe macedone, mentre Augusto sembra si sia fatto aprire il sarcofago e nel deporre una corona d’alloro sul capo di Alessandro, gli abbia rotto il naso. In ogni caso resta il mistero anche sulla tipologia di sepoltura adottata. Come si può ben notare, il tutto è molto complicato e incerto. Ciò quindi, che deve suscitare il nostro stupore è proprio il fatto che le spoglie di un uomo, così grande, così potente, così acclamato, così discusso, così celebrato e così odiato, possano essere andate perdute. Ma non vi svelo altro, perché la curiosità e il brivido per l’avventura, alla scoperta di un mondo così apparentemente dissimile, ma così intrinsecamente necessario per lo sviluppo del nostro e della nostra cultura, preferisco lasciarli a voi…


nell'occhio nero lo sperar, più vano;

nell'occhio azzurro il desiar, più forte.

(Alexàndros, G. Pascoli)


VALENTINA RAGAGLIA

3 commenti:

  1. Per chi volesse leggere il nuovo libro di V.M. Manfredi il titolo è La tomba di Alessandro, edito da Mondadori.
    Un saluto!

    RispondiElimina
  2. Molto interessante come articolo!
    La morte di Alessandro, le cause piuttosto, costituiscono uno dei tanti enigmi storici; si pensi al Leopardi: la Silvia dell'omonimo canto è esistita veramente o è solamente l'acronimo di "salivi"? (Per dirne una)
    Ecco, il bello della storia antica è questo: si potrà cercare di scoprire la verità, anche se questa thanàtos se l'è portata via . . .

    Miriam

    RispondiElimina
  3. Articolo travolgente, affascinante, misterioso, superbo, ben scritto, documentato e appassionante.

    Questo credo che basti!

    P.S. Se solo avessi avuto la concreta possibilità di sfruttare un saggio del genere, credo che un 100 e lode non me lo toglieva nessuno ahahahah!!
    Quindi Miriam e Jakob, voi che a giugno sarete i nuovi maturandi, per carità, servitevi di questi mezzi eccelsi! Sono gli approfondimenti e le argomentazioni particolari che fanno alzare il voto! :-))))

    RispondiElimina