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giovedì 19 novembre 2009

LA SFIDA DELLO SPIRITO ASSOLUTO NEL MONDO DI OGGI







LA SFIDA DELLO SPIRITO ASSOLUTO NEL MONDO DI OGGI



Qual’è il senso odierno di Arte, Religione e Filosofia?

Avere un professore come Hegel doveva essere terrificante. Già dallo sguardo, occhi verdi diabolici, un volto di occhiaie e gonfiori e un’ aria di mastino. Un personaggio che durante le sue spiegazioni, nelle aule universitarie di Jena, Norimberga o Berlino masticava tabacco, tossiva continuamente, era circondato da fogli in disordine e non parlava nemmeno in lingua corrente , balbettando confusamente o usando il suo amato dialetto svevo, lo schwabish del Baden. Un professore che scrisse un’opera mastodontica, l’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, definendole “brevi appunti per facilitare i miei studenti nello studio”, un’opera, soprattutto nella parte logica, inavvicinabile: Kojeve, uno dei critici di Hegel più importanti viventi disse: “Non è un segreto di Pulcinella: non esiste persona al mondo capace di capire interamente una pagina scritta da Hegel”. Forse non lo avremmo mai conosciuto se non fosse stato per una donna, la proprietaria del suo appartamento di Jena, che innamorata di questo giovane studente squattrinato lo prese in casa e iniziò a mantenerlo a sue spese, permettendogli la pubblicazione della Fenomenologia dello Spirito, un’opera nata capitolo per capitolo passando per gli uffici delle poste telegrafiche in una Prussia assediata da Napoleone. Da Hegel hanno fatto derivare di tutto: il marxismo, il fascismo, la teoria dello stato di Rocco, la negazione dell’individualità, lo stato massa, la lotta del proletariato, i totalitarismi, Hitler e Stalin… Se Hegel avesse saputo quante gliene hanno detto attribuite probabilmente non avrebbe scritto niente e magari si sarebbe fatto una pentola di crauti e wurstel con la sua amichetta affittacamere. I call center non esistevano ancora all’epoca, altrimenti lo avrebbero assunto subito. Almeno non sarebbe mai sorta l’associazione presente nella città di Ferrara “Sputiamo su Hegel”. Il suo sistema è molto discutibile, per molti intrappolato in strutture triaviche, griglie e schemi che allontanano l’uomo dalla realtà . Tuttavia mi ha sempre colpito le sue parole sullo Spirito Assoluto: noi possiamo coglierlo grazie all’Arte, alla Religione e alla Filosofia. Che belle parole usate dall’idealismo tedesco per identificarle! L’arte è capace di cogliere l’assoluto in quanto espressione del sensibile dell’uomo, si basa su una poiesis, un’ispirazione, la percezione del genio romantico che sente prorompere la scintilla divina o cerca nella natura i germi di Bellezza sparsi in essa per ricomporli; nello stesso tempo si fonda sulla poietica, su un lavoro manuale del fare che porta a racchiudere ed esprimere il proprio pensiero in una struttura statuaria o in un dipinto. La religione è capace di cogliere l’assoluto, è lo spirito dei popoli, la tradizione, la Fede, soprattutto il Cristianesimo, la religione dell’Amore, in quanto conciliazione dell’anima bella greca espressa dalla poetica di Schiller con un mondo ebraico nella concezione di Hegel “travaglio del negativo”. La Filosofia è in grado di cogliere l’assoluto, è la disciplina per eccellenza, che porta l’uomo a pensare, a riflettere su se stesso e su ciò che lo circonda, domande ataviche e ancestrali che sono la vita stessa dell’uomo: “Una vita senza domande è una vita vana”. Ebbene, oggi è così? La mia riflessione vuole essere questa: il mondo odierno che importanza dà allo spirito assoluto?La Filosofia è scomparsa, i più la considerano una passione per persone astratte che non hanno nulla di concreto da fare nella vita, filosofia è diventato quasi sinonimo di eccentricità: la filosofia è stata uccisa da quanti ne hanno negato l’importanza, le radici, lo sviluppo in una crescente mondo basato sulla tecnica “sulla tecnica che non pensa, ma funziona” e basato sul nichilismo, sul tramonto della tradizione occidentale classica nell’idolatria del nulla, è stata strangolato da chi la considerata solamente una disciplina scolastica e l’ha rinchiusa nei manuali e nelle formule senza creazione di pensiero. L’arte dov’è? È in stato vegetativo permanente, in stato di incoscienza persa nel business, nel business, nel business. L’Arte si è sposata con il mercato e non da più nessuna passione o ideale: abbiamo rinchiuso il passato nella polvere e non siamo più in grado di esprimerci: ho letto di un’esposizione di arte moderna dove dei cani e dei gatti erano stati chiusi in urne di vetro e lasciati morire, come segno d’arte, espressione del senso della morte e del furor. Ricordo qualche anno fa un artista considerato grande era venuto a Milano a esporre le sue opere d’arte e sapete cosa aveva fatto? Aveva esposto dei manichini di bambini impiccati agli alberi del parco e un pensionato dal cuore buono commosso li aveva tolti mentre Sgarbi, allora assessore alla cultura, se la prendeva con l’artista “capra”!L’arte annega nel business, è in stato vegetativo permanente. Del triduo dello spirito assoluto rimane per fortuna ancora la religione, pur essendo ogni giorno continuamente attaccata, considerata retrograda ed oscurantista da molte lobbies. Il mondo odierno vuole distruggere lo spirito assoluto, non gli interessa, gli serve il paradiso della tecnica, un mondo dove tutto è efficiente tanto da non aver bisogno di pensare. Pensare è scomodo, è difficile, è impegnativo, perché dovrei pensare? Un altro può pensare per me! Eppure la filosofia potrà rinascere, afferma Emanuele Severino: "Il compito della filosofia contemporanea, è ancora maggiore delle aspettative degli stessi filosofi, è un compito che non è così evidente come potrebbe sembrare a prima vista. Il suo compito è quello di preparare un campo di gioco, mantenendolo aperto. È l'atteggiamento in cui si mette in questione l'intera vicenda filosofica che porta dai Greci alla tecnica di oggi. Ecco, questo è ciò di cui sto parlando" . Esiste qualcosa al di là della tecnica, esiste qualcosa oltre il relativismo e il nichilismo; altrimenti finiremo un giorno per considerare Shakespeare vecchio e antiquato e non meritevole di essere letto, preferiremo al Discobolo di Mirone o alla Venere di Botticelli un pistone o una turbin, e perderemo tutti i nostri ideali.Molti mi considereranno retorico, eppure ho deciso di concludere così e così farò: citando l’Epistola di Carducci ai Giovani: “O giovani, amate la Cultura ma non per la gloria, i premi e lo edificazioni che essa potrà procurarvi, ma perché essa è la più alta espressione del valore dell’uomo. Amate la Patria e credete: credete nella Giustizia, nell’Amore, nella Fede nella Bellezza , nella Verità e allora avverrà che la Patria vi elogi, l’Arte vi conforti e la Cultura vi salvi”.












JAKOB PANZERI

7 commenti:

  1. è vero, pensare è scomodo, difficile e impegnativo, ma se non ti fermi ogni tanto a pensare, a riflettere su quello che fai, sulla vita, su progetti futuri, sulle persone che ti stanno accanto, su te stesso, non capirai mai chi sei. Fra i giovani oggi c'è molta superficialità, perchè se si adotta questa come stile di vita essa può apparirti facile... così è meglio per esempio non impegnarsi in storie d'amore serie e impegnative, di quelle che se finiscono ci stai male. No, per molti è meglio non lasciarsi coinvolgere in modo da non soffrire. Ebbene queste persone non sanno che la sofferenza fa parte della vita, che proprio nella sofferenza capisci come sei fatto, come sei in grado di reagire a questa cose, puoi capire come comportarti in futuro, capire cosa è meglio per te, conoscere se stessi insomma. Una frase mi ha colpita a tal proposito: “Si diventa morali appena si è infelici…” M.Proust... questo, ovviamente, è solo un esempio ma è purtroppo la logica di molti oggigiorno... manca la responsabilità! C’è l’assenza da scuola se non si ha studiato per il compito o l’interrogazione, c’è il divorzio se non si vuole più passare la vita con la persona sposata, c’è l’aborto se non si vuole avere quel figlio… c’è l’alcool se si vuole divertirsi o dimenticare… a tutto ci si crea un rimedio facile per non affrontare ciò che è in realtà la vita. Questa mia riflessione può c’entrare molto o niente con l’articolo, che però mi è piaciuto e mi ha fatto pensare :) :)
    Sono comunque dell’idea che studiare l’arte, la filosofia, la letteratura, la storia, possano anch’esse aiutarci a capire chi siamo, perché frutto di un processo di un lento ma costante cambamento dell’ideologia, processo che avviene anche in ognuno di noi quando maturiamo. C’è quindi chi si riconosce nell’istinto passionale del romanticismo, chi invece nel razionale self-control neoclassico… per questo motivo non bisogna mai scordare da dove veniamo e le nostre radici! Pirandello, calato nel personaggio Mattia Pascal, si chiede: “come mi ero illuso che potesse vivere un tronco reciso dalle sue radici?”
    Chiara Cudini

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  2. Ciao Chiara, grazie per il tuo intervento. Scrivi che il tuo commento può centrare molto o nulla con questo argomento. Io ti dico che centra molto, e mi spiego meglio: arte e filosofia sono sì materie scolastiche e disclipine umane di espressione dell'uomo, ma vederle solo in questa determinata ottica non è sufficiente: facciamo l'esempio di un ragazzao del terzo anno che si trovi a studiare l'Etica di Aristotele. Può darsi che impari a memoria i concetti e gli assiomi principali, che li ripeta nell'interrogazione prendendo anche un buon voto, ma ben presto li dimenticherà se non sarà andato oltre, se non avrà compreso che quegli insegnamenti possono anche oggi far parte della sua vita. E' questo si lega ad un discorso di comprensione, autocoscienza, responsabilità. sicuramente. se non si ha autocoscienza, non ci si responsabilizza, si vive nella massa e nella superficialità, in un'epoca che si definisce moderna ma che è molto più arretrata rispetto a quella classica, la vera età moderna. Stesso discorso vale per le proprie radici e tradizioni, siamo come un albero le cui radici hanno bisogno di essere abbeverate e non tagliate, ma se noi decidessimo di tagliarle per la nostra presuntà modernità, ne vedremo i risultati. Cosa succede infatti a un albero le cui radici vengono sradicate? inesorabilemente cade al suolo. Riguardo a neo-classicismo e romanticismo che tu citavi alla fine del commento, non credo che siano due visioni così antitetiche: a volte questa è l'impressione che ci viene data dai libri scolastici e dalla loro schematizzazione: sembra che inizi un periodo, finisca e ne sorga un altro. Romanticismo e Classicismo hanno convissuto insieme ed erano due tentativi per interpretare la realtà e rispondere ai problemi di un'epoca non molto diversa dalla nostra, l'ottocento positivista fautore di "mirabil sorte e progressive" (Leopardi, la ginestra) non molto diverso dal nostro. Mi piace molto il romanticismo tedesco del circolo di Jena e del poeta Holderlin, mentre non ho molta simpatia per una certa parte del romanticismo inglese e in particolare per William Blake. Però, personalmente dovendo scegliere, sento più vicino a me il neoclassicismo per il culto del Bello e del Vero (Estetica ed Etica). e tu??? Ciao ciao Chiara, grazie ancora.
    "Nobile serenità, serena grandezza"
    Jakob

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  3. "Solo arte e bellezza possono restituire libertà e speranza all'umanità" (Benedetto XVI)

    Lo ha detto il pontefice stamattina 21/11/09 rivolgendosi agli artisti in particolare ma credo a tutti noi.

    Jakob

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  4. Spesso, appunto, lo studente non interiorizza ciò che studia, ma vede la scuola e lo studio come cose forzate e imposte, per questo motivo non va al di là del semplice voto. Ammetto che per molto tempo anche io ho fatto così, ossia studiavo semplicemente l’autore di turno in vista dell’interrogazione e del compito. Sono però convinta che gli insegnanti abbiano una buona fetta di responsabilità in tutto ciò, perché accade spesso che essi si trovino a fare questo mestiere non per passione ma per necessità, e, si sa, se una cosa non la si fa con passione, si rischia di farla male. Il loro compito dovrebbe essere infatti quello di coinvolgere direttamente gli studenti, trasmettere l’interesse, puntare sulla curiosità, e, soprattutto, farli entrare nell’ottica dell’epoca, nella testa di quel filosofo piuttosto che di quello scrittore, farli riflettere e pensare. Io penso che ogni materia sia interessante, appassionante, poi c’è quella che piace di più e quella che piace di meno, ma secondo me tutto sta nel come quella materia te la trasmettono. Lo studente poi è il primo che deve impegnarsi, ovviamente, e dovrebbe studiare con coscienza e responsabilità, in modo attivo. Riguardo al classicismo o romanticismo, non so, la questione è un po’ complicata :) per molti versi mi sento più vicina al classicismo (ragione che prevale sull’istinto, etica, bellezza pura, incontaminata…) per alcuni al romanticismo… comunque ci sono molti aspetti positivi in entrambe le correnti, nel come queste si pongono di fronte alla realtà e ai misteri che essa ci presenta.
    Ciao, Chiara.

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  5. « Essere uno con il tutto, questo è il vivere degli dei; questo è il cielo per l'uomo [...] Essere uno con tutto ciò che vive! Con queste parole la virtù depone la sua austera corazza, lo spirito umano lo scettro e tutti i pensieri si disperdono innanzi all'immagine del mondo eternamente uno [...] e la ferrea fatalità rinuncia al suo potere e la morte scompare dalla società delle creature e l'indissolubilità e l'eterna giovinezza rendono felice e bello il mondo [...] un dio è l'uomo quando sogna, un mendicante quando riflette [...] »
    (Hölderlin, Iperione)

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  6. "Fra tutte le opere dell'antichità scampate alla rovina la statua di Apollo esprime il sommo ideale artistico. L'autore ha creato quest'opera seguendo fedelmente l'ideale, utilizzando la materia solo per quanto gli era indispensabile a rendere concreta e visibile la sua ispirazione. Questa statua di Apollo sopravanza ogni altra raffigurazione della divinità così come l'Apollo di Omero s'innalza sopra quello cantato dai poeti che gli sono succeduti. Il suo corpo eccelle a confronto di quello umano e dalla sua posa traspare la grandezza che lo pervade. Come nei Campi Elisi, un'eterna primavera ammanta di dolce giovinezza la sua piena e seducente virilità e delicatamente ingentilisce le sue membra maestosamente conformate. Penetra con la tua anima nel regno delle forme eteree e diventa artefice di un mondo divino, affinché il tuo spirito possa godere di bellezze superiori a ciò che è terreno: o lettore, là non esiste alcunché di mortale o schiavo delle umane necessità. Non vi è vena né nervo che agitino e turbino questo corpo, ma, come un placido fiume, uno spirito celestiale scorre nella figura colmandola quasi tutta alla superficie. Egli ha inseguito Pitone, tendendo contro costui per primo l'arco, e ora con passo poderoso l'ha raggiunto e abbattuto. Dall'alto del suo spirito appagato il suo occhio contempla l'infinito, al di là e al di sopra della sua vittoria: le sue labbra esprimono disdegno e la contenuta ira tende le sue narici e sale fino alla fiera fronte. Qui, però, nulla sconvolge la pace che regna serena e tranquilla e il suo sguardo è colmo di dolcezza, come tra le Muse che si protendono per cingerlo nelle loro braccia. Non vi è altra raffigurazione del padre degli dèi, giunta a noi e venerata dall'arte, che rispecchi quella grandezza con la quale egli si manifestò alla mente del divino poeta e che qui si ritrova nelle sembianze del figlio, in cui ancora, come in Pandora, sono armoniosamente fusi i singoli attributi di bellezza delle molte divinità. Di Giove la fronte, dov'è la dea della scienza, e le sopracciglia il cui cenno mostra la suprema volontà; gli occhi sono quelli della regina delle dee dal maestoso arco, e la bocca è esattamente la stessa che in modo eccelso dilettò l'amato Branco. Una brezza gentile accarezza i soffici capelli, che, in riccioli morbidi e docili come i tralci della vite generosa, ornano questa testa sublime e paiono cosparsi del balsamo degli dèi e acconciati sul capo delle Grazie con garbo squisito. Di fronte a una tale meraviglia artistica tutto svanisce dalla mia mente e mi innalzo al di sopra di me stesso per tributarle il giusto omaggio. Preso d'ammirazione, il mio petto pare tendersi e sollevarsi come vedo tendersi quello colmo di spirito profetico, e quasi mi sento trasportato a Delo e nei boschi sacri di Licia, in quei luoghi benedetti dalla presenza di Apollo stesso: perché, come la bellezza di Pigmalione, questa mia immagine sembra assumere vita e azione; come si può offrirne un ritratto e descriverla? L'arte stessa dovrebbe darmi consiglio e guidare la mia mano affinché, da questo punto in là, io possa portare a conclusione i primi tratti che qui ho abbozzato. Depongo ora l'idea che ho dato di questa figura ai piedi della figura stessa, come le corone di quanti non potevano arrivare al capo delle divinità che desideravano incoronare." (Johan Joachim Wincklemann"

    Ciao Jakob

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  7. Se adesso nella società odierna si studiasse tutti un minimo di Filosofia, la società diventerebbe più "bella", nel senso antico del concetto di "bellezza"

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