LE VISITE

domenica 6 settembre 2009

IL RITRATTO DI DORYAN GRAY: LO SPECCHIO DELLA PROPRIA ANIMA

Con il ritratto di un dolore, un viso senza cuore…

(W. Shakespeare, Amleto)

Ho personalmente riletto il “ Ritratto di Dorian Gray” (The picture of Dorian Gray) più volte, proprio perché ogni volta che lo rileggevo riuscivo a cogliere particolari, che nelle letture precedenti mi erano sfuggiti oppure non avevo memorizzato. L’unico romanzo del grande letterato e dandy inglese di tutti i tempi, Oscar Wilde, ha dentro di sé qualcosa di affascinante che prende il lettore fin dentro l’anima, mettendolo a confronto con i propri segreti inconfessabili, con i propri peccati. Wilde, accusato di moralismo, dopo aspre critiche al suo operato, rispose ai giornalisti ed ai critici, semplicemente dicendo che la vita e l’operato di Dorian dovevano essere condannati, proprio perché il Male, non può e non deve prendere il sopravvento sul Bene e sul giusto. Rifacendosi al concetto rinascimentale dove il bello esteriore è la manifestazione della Bellezza interiore e il brutto esteriore è espressione di Malessere interiore, Wilde usa il bellissimo ritratto come specchio dell’anima, dell’anima malata di Dorian. Dorian, giovane bellissimo, perde gli anni migliori della propria vita per inseguire la lussuria, per soddisfare il proprio egoismo, per dare sfogo ad una rabbia ed un odio indicibile che trova la manifestazione più evidente nei molteplici omicidi da egli stesso commessi. Ma il ritratto, che assume l’aspetto che in realtà Dorian dovrebbe avere, perché viene tenuto celato? La risposta sembra essere semplice: perché altrimenti, i misfatti di Dorian sarebbero venuti a galla. Per me la risposta trova una motivazione più profonda: Dorian voleva evitare di guardare la Realtà, voleva nascondere se stesso, voleva oscurare ciò che in fondo, egli stesso aveva chiesto. La Bellezza eterna, in cambio della propria anima. “ I give my soul…” proferendo queste parole Dorian, sottoscrive la propria condanna a morte, la propria fine, inevitabile. Quanti uomini, di oggi di ieri hanno commesso lo stesso errore del bel giovane inglese? Io direi tutti, nessuno escluso, perché se Dorian è una figura da condannare, è indubbio che possa essere per noi il monito a fare il giusto, quindi egli rappresentando l’uomo con tutti i vizi, ci da la via per trovare il bene. Il riscatto è l’unica cosa che resta da fare al bello immortale: colpire l’oggetto della sua disgrazia e della sua rovina: il ritratto. Condensatore di ogni piccola e grande malefatta, di ogni piccolo e grande vizio o colpa, al dipinto, non sfugge nulla dell’anima di Dorian. Ma è la disperazione che porta il giovane a colpire il quadro? O è semplicemente un gesto, fatto per evitare di guardare la realtà? La risposta sta nella mente di Dorian, sta nel suo cuore di pietra, sta nel suo pugnale. Dorian si pente? E’ la grande speranza del lettore, è la grande speranza che cova ogni uomo dentro di sé, che riconosce i propri errori e guarda ad essi con lungimiranza e consapevolezza.

Entrati, videro appeso al muro uno splendido ritratto del loro padrone, quale l’avevano visto l’ultima volta in tutta la magnificenza della sua meravigliosa bellezza e gioventù. Per terra giaceva un uomo, morto, con un coltello piantato nel cuore. Aveva i capelli bianchi, il viso raggrinzito e ripugnante. Soltanto esaminando gli anelli riuscirono a riconoscerlo.

(Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, capitolo XX)










VALENTINA RAGAGLIA

11 commenti:

  1. La Realtà... quante volte ci scontriamo o preferiamo ignorare questa linea in cui si riflettono la storia e la fantasia. La Realtà in fondo è come l'Ariosto, non ha limiti e noi a volte siamo o imperiosi d'odio o colorati d'amore. La Realtà a volte ci meravigiglia, ci stupisce la Bellezza della Natura e ci fa persino dubitare di esistere. La Realtà molto più spesso preferiamo non guardarla, come Dorian Gray. Ci rinchiudiamo nei nostri pregiudizi, nei nostri desideri, nelle nostre voluttà e ci dimentichiamo di guardare con occhi onesti la Realtà. Una realtà che fa male, come in Dorian Gray. Dorian non ha perso la sua coscienza, è conscio del male che compie e lo aborrisce. Ma preferisce celarlo, rinchiuderlo sotto un velo, perchè la Verità spesso fa male mostrandosi.Soprattutto se ciò che ci viene offerta è la Bellezza, ma non una bellezza simbolo di contemplazione e sentimento delle cose, ma una bellezza chiusa in sè e delimitata dal nostro egoismo o narcisismo. Ma la Verità, che è in greco è Alexeia, si mostra sempre, piano piano...

    Jakob

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  2. Grazie jakob, sono perfettamente d'accordo con te. Non dobbiamo mai smettere di cercare e ricercare la verità, perchè in essa risiede l'essenza ultima della nostra esistenza. Spero che la redenzione di Dorian, sia valsa qualch anima!
    Un saluto
    V.R.

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  3. Mi viene spontaneo il confronto fra due personaggi della moderna letteratura anglosassone: Dorian Gray e William Wilson. Due creature letterarie frutto di autori tanto diversi: Wilde, giovane dandy di origine dublinese, ed Edgar Allan Poe, l'americano e gotico padre dell'horror e del noir, ma entrambi sviluppano il tema del doppio e dell'identità. Entrambi infatti hanno un sosia, ma mentre il sosia di Dorian ne rappresenta la bassezza e la decadenza morale ed è costrutio in maniera antitetica, il sosia di William è esattamente uguale a lui, tanto identico da far impaurire il giovane Wilson al lume di una lampada in una notte di scherzi. Entrambi rifuggono il loro doppio in quanto percepiscono che ne rappresenta una parte e un'identità: Dorian nasconderà il quadro mentre William scapperà di luogo in luogo per evitare il suo doppio. Entrambi finiranno per uccidere l'altro, e nel contempo per uccidere loro stessi

    "Egli era Wilson. Ma le sue parole non giunsero più al mio orecchio filtrate dal suo agghiacciante mormorio e mentr'egli parlava, io avrei giurato di sentir parlare me stesso.

    «Tu hai vinto», egli disse, «ed io cedo. Ma anche tu, fin da questo istante, sei morto ... morto al Mondo, al Cielo, alla Speranza. Tu esistevi in me ... ed ora... ora che sono morto, guarda in questa mia spoglia, che è la tua, guarda come hai definitivamente assassinato te stesso». (Excipit di William Wilson)

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  4. Mi sono dimenticato la firma, comunque ero Jakob. ciao

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  5. Anche se per adesso, non abbiamo ricevuto commenti da persone esterne al Symposium, volevo anche io avere il piacere di commentare questo bellissimo articolo.
    Ho letto il romanzo, l'unico di Oscar Wilde, e come le cose rare racchiude in sè genialità e morale. Anche se a detta dell'autore nel suo romanzo non è presente.
    La bellezza. Quanto incide nella nostra vita?
    La Bellezza salverà il mondo? (domanda del grande Dostoevskij).
    Se dovessimo prendere per esempio Dorian la risposta è no. La Bellezza ha corrotto la sua anima e l'ha portato a compiere dei crimini efferati. La Bellezza e la gioventù l'hanno distrutto.
    Dorian, deve servire ad esempio per tutti i giovani, questa la volontà dell'autore del romanzo. Concludendo, ho molto apprezzato il riassunto efficace e ben scritto e la voglia di voler diffondere sempre più gli ideali, mai tramontati del vivere moralmente.
    Un caloroso saluto!
    Stefania R.

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  6. Ciao, sono Jakob, ho ricevuto stamattina questa mail di una nostra lettrice, LAURA MELE, che incontra difficoltà a commentare e non ha un account google. Così mi ha chiesto di inserire come se lo avesse fatto lei, il suo intervento.
    Laura Mele ci scrive:


    ehi jakob..ho letto con vero piacere l'intervento di Valentina sul Ritratto di Dorian Gray e come promesso ti invio un mio commento anche perchè non posso esimermi dal darvelo. in riferimento anche ai vostri commenti, che ho trovato davvero interessanti, posso aggiungere il mio parere, che il seguente: Dorian è sì consapevole di compiere il male, ma non fa nulla per rimediare perchè è troppo debole per opporvisi. Il male è bello, è attraente, seduce ed ammalia in mille modi altrimenti tutti si terebbero a debita distanza. Questo concetto, che affonda le sue radici nel Medioevo, può essere applicato anche nel caso del romanzo di Wilde, anzi il famigerato ritratto è l'emblema perfetto di quella Bellezza che Dorian cerca di mantenere per tutta la vita, tanto da diventare la sua ossesione e compromettere la sua fragile anima. Ogni suo misfatto, una volta compiuto, compare sulla tela, deturpandola ogni giorno sempre più. I suoi blandi tentativi per corregere la sua condotta sono del tutto vani ed inefficaci. Per questo egli nasonde la tela: egli cerca cioè di nascondere la prova tangibile della sua indolenza e mancanza di volontà. Sa infatti che, vittima di se stesso, non potrà più risalire la china in quanto ormai il male è profondamente radicato in lui e allora l'unica soluzione gli appare chiara: distruggere ciò da cui tutto è partito: quel ritratto la cui perfezione aveva incantato Dorian tanto da fargli desiderare di conservarla per se stesso per tutta la vita. E nel compiere questo gesto, Dorian distrugge se se stesso, unica causa del suo male. Egli, che si conosce, ha capito di non essere in grado (è quindi, a ragione, un malato di volontà) di non poter affrontare il male che lo sta divorando ed ecco allora che, decidendo di porre fine alla sua stessa esistenza, comprende forse anche tutta la sua debolezza.
    Laura Mele

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  7. Partendo dalla riflessione di Stefania sulla Bellezza che nel caso di Dorian Gray è negatività:

    "È difficile giudicare la bellezza; non vi sono ancora preparato. La bellezza è un enigma".
    "Con una simile bellezza si può rovesciare il mondo!"
    "È vero, principe, che lei una volta ha detto che la 'bellezza' salverà il mondo? State a sentire, signori," esclamò con voce stentorea, rivolgendosi a tutti, "il principe sostiene che il mondo sarà salvato dalla bellezza! E io sostengo che questi pensieri gioiosi gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato [...] Ma quale bellezza salverà il mondo?...". (L'Idiota, Dostovieskij)


    Chissà quante volte ci sarà capitato, dopo una camminata su sentieri impervi, di rivolgere lo sguardo al sole che faceva lievemente capolino dietro al bruno e al verde della selva, in uno splendido tramonto di montagna? O magari curiosi come bimbi rivolgere il nostro indice verso l’orizzonte celeste del mare, domandandoci se quello fosse il punto in cui l’azzurro del cielo e quello del mare si fondessero come in una tavolozza di un pittore fiammingo (la loro era una tecnica speciale: mescolavano i pigmenti al rosso d’uva e al lattice di fico per ottenere le varie e possibili sfumature coloristiche)? O anche solo, magari passeggiando aver notato un volto che ci incuriosiva o ci attraeva? Ebbene, tutto questo afferma che la natura, le cose, le persone, a ben vedere, sono capaci di stupirci per la loro bellezza. Tale constatazione spinse il pensiero greco a sostenere che la filosofia nasce dalla meraviglia, mai disgiunta dal fascino della bellezza. Ricordate le parole di Aristotele? Nel bello traspare il vero, che attrae a sé attraverso il fascino inconfondibile che emana dai grandi valori.
    Jakob

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  8. "Se io fossi pittore! che ricca materia il mio pennello!
    L'artista immerso nell'idea deliziosa della Bellezza. Omero, Dante, Shakespeare , tre maestri di tutti gli ingegni sovrumani hanno investito la mia immaginazione ed infiammato il mio cuore. ho bagnato di caldissime lagrime i loro versi, ho adorato le loro ombre divine come se le vedessi assise su le volte eccelse che sovrastano la Bellezza dell'Universo. Tutto c'iò che vedo mi riempie le potenze del'anima e la mia mente si sente incapace di tirarne le prime linee. Sommo Iddio! Quando tu miri una sera di primavera ti compiaci forse della tua creazione? Tu per consolarmi ci hai donato la Bellezza, ed io ho peccato nel guardarla sovente con indifferenza!"

    (Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis)

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  9. Queste parole mi scrisse un giorno iun un forum la mia amica Heidi:
    Diceva S. Bonaventura:
    "Col peccato mortale l'uomo perde la bellezza soprannaturale dell'anima e diviene affatto impuro dinanzi a Dio. Come la putrefazione toglie alla mela il colore, l'odore, il sapore ed ogni bellezza di pregio, così il peccato grave toglie all'anima ogni valore di bellezza."

    Trattare sulla Bellezza è sicuramente molto interessante, ma anche molto complesso e si naviga tra le più svariate interpretazioni.
    Che cos'è la Bellezza?
    Non credo sia possibile standardizzare il concetto del Bello, né "ingabbiarlo" dentro un'unica definizione.
    La Bellezza è senza dubbio un potere.
    E' un potere nelle mani dell'Universo e di tutto ciò che non è l'uomo, capace di catturarci e di modificare il nostro sentire, i nostri comportamenti e persino le nostre decisioni.
    Essa si rivela attraverso infiniti volti, dalla natura all'uomo, dall'arte alla parola, dalle immagini ai suoni, dai gesti agli oggetti e così via.
    Ipnotizza i nostri sensi in un'estasi, non cosciente, di sensazioni, emozioni e fremiti.
    Il principe Myskin aveva capito il grande potere della Bellezza, solo che la sua affermazione:
    "La Bellezza salverà il mondo", la modificherei dicendo: "
    "La Bellezza potrebbe salvare il mondo". Sì, se l'uomo si lasciasse vincere e migliorare dalle "vibrazioni" che la Bellezza fa nascere in lui.
    E' vero!
    Il Bello ingentilisce l'animo di chi lo ammira.
    Di fronte al Bello emergono, dall'abisso del nostro io interiore, sentimenti di calma, di pace, di incanto.
    I nostri sensi restano inconsapevolmente avviluppati dalla Bellezza, procurandoci un impalpabile piacere, non più materiale, ma legato allo spirito.
    La percezione del Bello annienta, nel momento in cui essa avviene, i sentimenti negativi, oserei dire che il Bello disarma l'uomo e può purificarlo.
    Non a caso i Greci accostavano il Bello al Bene e al Vero.
    E' come se all'improvviso si risvegliasse in noi una sensazione nuova, sconosciuta, alla quale si può accedere solo se sappiamo "accorgerci" della Bellezza, se predisponiamo il nostro animo al suo fascino e se accettiamo di rimanerne coinvolti.
    L'uomo è attratto dalla Bellezza, per lui è un'esigenza, un bisogno.
    Ognuno di noi aspira al Bello.
    Perchè?
    Ne è rapito.
    Cosa accade all'uomo quando si trova di fronte al Bello?
    Si disseta.
    Si appaga.
    Quasi non può, non vuole distaccarsene.
    Attraverso il Bello, probabilmente, l'uomo si ricongiunge a Dio ed attinge, per un attimo, alla "Perfezione", che non gli appartiene.
    Purtroppo l'uomo, ormai, non vuole più riconoscere dentro di sè, quella goccia di "divinità" che gli fu donata.
    Il nostro millennio non contempla i sentimenti più nobili, le estasi e la sensibilità stessa, tutto ciò non gli appartiene più.
    E' quasi una vergogna dimostrarsi ricettivi di fronte alla Bellezza del Creato, non fa parte del decalogo dell'uomo moderno, che è, invece, tutto proteso a correre, a fare, a dimostrare che lui è "al di sopra" di "sentimentalismi" e che, di fronte ad essi, egli sa sorridere, con aria di sufficienza.
    Questi freni, questi retaggi sociali non consentono all'uomo d'oggi di ascoltare la sua voce più intima, quella stessa voce, che saprebbe rispondere al richiamo, dovunque presente (basta saperlo scorgere), della Bellezza, capace di fare di lui un uomo diverso, fortemente migliore e con lui "il mondo stesso".

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  10. Alla sua donna

    Cara beltà che amore
    Lunge m'inspiri o nascondendo il viso,
    Fuor se nel sonno il core
    Ombra diva mi scuoti,
    O ne' campi ove splenda
    Più vago il giorno e di natura il riso;
    Forse tu l'innocente
    Secol beasti che dall'oro ha nome,
    Or leve intra la gente
    Anima voli? o te la sorte avara
    Ch'a noi t'asconde, agli avvenir prepara?
    Viva mirarti omai
    Nulla spene m'avanza;
    S'allor non fosse, allor che ignudo e solo
    Per novo calle a peregrina stanza
    Verrà lo spirto mio. Già sul novello
    Aprir di mia giornata incerta e bruna,
    Te viatrice in questo arido suolo
    Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
    Che ti somigli; e s'anco pari alcuna
    Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
    Saria, così conforme, assai men bella.
    Fra cotanto dolore
    Quanto all'umana età propose il fato,
    Se vera e quale il mio pensier ti pinge,
    Alcun t'amasse in terra, a lui pur fora
    Questo viver beato:
    E ben chiaro vegg'io siccome ancora
    Seguir loda e virtù qual ne` prim'anni
    L'amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
    Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
    E teco la mortal vita saria
    Simile a quella che nel cielo india.
    Per le valli, ove suona
    Del faticoso agricoltore il canto,
    Ed io seggo e mi lagno
    Del giovanile error che m'abbandona;
    E per li poggi, ov'io rimembro e piagno
    I perduti desiri, e la perduta
    Speme de' giorni miei; di te pensando,
    A palpitar mi sveglio. E potess'io,
    Nel secol tetro e in questo aer nefando,
    L'alta specie serbar; che dell'imago,
    Poi che del ver m'è tolto, assai m'appago.
    Se dell'eterne idee
    L'una sei tu, cui di sensibil forma
    Sdegni l'eterno senno esser vestita,
    E fra caduche spoglie
    Provar gli affanni di funerea vita;
    O s'altra terra ne' superni giri
    Fra' mondi innumerabili t'accoglie,
    E più vaga del Sol prossima stella
    T'irraggia, e più benigno etere spiri;
    Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
    Questo d'ignoto amante inno ricevi.

    Giacomo Leopardi

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  11. Avviso inoltre che adesso fino a novembre credo, si può partecipare al premio letterario europeo Wilde mandando una propria composizione poetica. Ulteriori notizie sul cenacolo dei poeti e degli artisti e nell'elenco dei concorsi letterari e poetici in scadenza. Jakob

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