LE VISITE

giovedì 20 agosto 2009

AMBIZIONE E PREDESTINAZIONE

Vi sono, nella storia, uomini che sembrano destinati a segnare, nella loro sfera, il punto oltre cui non ci si può innalzare: così Fidia nell'arte della cultura, Molière in quella della commedia. Mozart è uno di quegli uomini: il Don Giovanni è un vertice. Questa massima di Charles Gounod, compositore francese reso celebre dalla “sua” Ave Maria (in realtà parafrasi sul primo preludio del Clavicembalo ben temperato di Bach) palesa l’effettiva linea di demarcazione che certi uomini tirano per chiarire qual è il limite che altri, della stessa natura, non possono superare. Oltre quel confine, solamente loro, gli eletti, possono arrivare. Nella terra dei normali, molti rischiano di depersonalizzarsi, dilaniati dall’ambizione soffocante di diventare i numeri uno.
Berlino, domenica 16 Agosto, ore 21: 35 circa. La sfida più rapida ed emozionante dello sport, i 100 metri maschili, si sta per consumare. Usain Bolt, quarta corsia. Tyson Gay, in quinta. Il primo, il sovrumano, l’extraterrestre, prima di posizionarsi sui blocchi di partenza, parla alla telecamera (are you ready? Let’s go), saltella, ride quasi a voler intensificare lo spessore delle vibrazioni palpitanti che aleggiano sullo stadio. Il giamaicano è tranquillo, conscio dello strapotere che annichilirà gli avversari dopo 9 secondi e qualche millesimo di corsa in più. Il secondo, il primo dei terrestri saluta da copione il pubblico, parla a se stesso, carica se stesso. Il resto è storia, anzi leggenda: quella di un ragazzone di ventitre anni che ha eclissato gli antagonisti e ha trasformato la gara in cui la solitudine e la potenza del fisico umano prorompono, in un teatro da show a colpi di gambate e record del mondo. Le luci di Berlino, del mondo sono rivolte tutte su di lui, sullo schermo che proietta il fenomenale 9:58. Gli altri? Relegati negli almanacchi e dimenticati. Eppure correre 100 metri sotto i dieci secondi meriterebbe ben altra fortuna.
Sfogliando le pagine di storia, emergono fior fiori di rivalità illustri o presunte.
Roma, primi del Cinquecento. Michelangelo, scultore in voga a quel tempo viene incaricato da papa Giulio II a ridipingere il soffitto della Cappella Sistina.
La “trappola artistica” è servita. Bramante, insigne pittore e pontefice, suggerì il Buonarroti all’allora attuale pontefice ai fini di declassare la figura del genio presso la corte papale e di far lievitare le quotazioni di Raffaello Sanzio, altro lume del Rinascimento italiano, a cui era legato da rapporti di parentela e di amicizia. Risultato ottenuto? Inversamente proporzionale alle attese. La Cappella Sistina è un’opera maxima, patrimonio artistico mondiale da mozzare il fiato al primo acchito; e senza averla vista, come afferma Goethe, non è possibile formare un'idea apprezzabile di cosa un uomo sia in grado di ottenere.
Di antagonismi memorabili non se ne sono visti unicamente nel mondo della tavolozza e del pennello, ma soprattutto nel mondo della letteratura. Chi non ricorda il mitico duello tra Achille ed Ettore? L’eroe acheo, pié veloce, furente dopo la morte dell’amico Patroclo, si dirige sotto Troia per sfidare Ettore, domatore di cavalli, che da grande uomo, seppure normale, non rifiuta la contesa con il superuomo, pari agli dei. Lo so che sei forte, ed io di te molto più debole - ma certo, tutto riposa sulle gambe degli dei, se io per quanto più debole, abbia a strapparti la vita con un colpo di lancia, perché anche il mio dardo è aguzzo in punta. Nonostante la consapevolezza della propria inferiorità Ettore scese in battaglia per combattere, per provare a vincere perché il merito degli umani è quello di avere nelle viscere l’ambizione. E se questa non è sufficiente a raggiungere il carro della gloria, la colpa è del destino che ha serbato per altri un fattore chiamato predestinazione.










MIRIAM ELISABETTA CARANI

22 commenti:

  1. ciao miriam! è stato molto suggestivo il confronto che hai appena ideato tra bolt e gli altri "extraterrestri" della cultura e della letteratura. questi geni(tra i quali ricorderei nel passato recente anche phelps con i suoi 8 ori olimpici con 7 record del mondo) hanno una caratteristica comune: quella di dare l'impressione di poter fare ancora meglio, ed è questo che terrorizza gli avversari "umani". Mi piace la similitudine tra bolt e achille, in quanto rende al massimo cosa rappresenti bolt per l'atletica: un essere divino tra i poveri umani.Un'altra cosa, che mi ha stupito, è legata al mondo delle scommesse: stasera la vittoria di bolt è data a 1.02, ovvero con 1 euro si guadagnano appena 2 centesimi, mentre il rivale, il più forte tra gli "umani", Crawford è quotato a 51. Quando vedo bolt, immagino cosa potrebbe riuscire a fare se si impegnasse al massimo e non ballasse davanti alla telecamera, anche se forse questo l'aiuta a sconfiggere la tensione. Però miriam, secondo me bolt rimarrà soltanto l'eroe della nostra epoca, per un periodo limitato di tempo. Pensiamo ad esempio ad altri mostri dell'atletica, come ad esempio Jesse Owens, atleta di colore che proprio a berlino nelle olimpiadi del'36, vinse 4 ori davanti ad Hitler con rispettivi record del mondo, oppure anche al figlio del vento, il leggendario Carl Lewis, l'unico a riuscire a vincere l'oro in 4 olimpiadi consecutivi fino ad ora(speriamo che la vezzali nel 2012 riuscirà ad eguagliarlo)con 9 ori complessivi tra 100,200 e salto in lungo. Bolt è un marziano, ma per diventare leggenda ancora deve percorrere un cammino lungo e tortuoso e solo alla fine, potrà essere davvero una leggenda come achille o michelangelo.

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  2. "Non ha l'ottimo artista alcun concetto | ch' un marmo solo in sé non circonscriva | col suo superchio, e solo a quello arriva | la man che ubbidisce all'intelletto" Così scriveva Michelangelo in un suo sonetto. S', proprio in un sonetto, Michelangelo, pochi lo sanno, ma fu anche un poeta petrarchista. Ma la sua poesia è pressochè dimenticata, oscurata dal suo genio artistico, che seppe non solo concepire la Pietà, ma anche sentirla e realizzarla in se stesso. Mi associo ad Ottavio, Miriam, nel definire davvero efficace, originale e inaspettato il tuo paragone con "The Lighting Bolt" Scarica di Fulmine. Secondo me tuttavia non esistono uomini straordinari: esistono invece uomini ricercatori della Verità, uomini che non si accontentano della realtà sensibile che li corconda e vogliono andare oltre, vogliono sfruttare al massimo le loro potenzialità e seguire le loro ambizioni più alte. Uomini come Michelangelo Buonarroti e Usain Bolt. Ciao, Jakob ^_^

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  3. Il post da me scritto è un qualcosa che va molto oltre le imprese stratosfericamente mostruose (e non tacciatemi di esagerazione) di Bolt

    La domanda che vi voglio porre è questa:
    SECONDO VOI L'OPERATO (RISULTATI SPORTIVI - OPERE D'ARTE) DEI GENI E/O FENOMENI E' UN QUALCOSA IN LORO PREESISTENTE O UN QUALCOSA CHE LORO COSTRUISCONO NEL TEMPO?

    Esempio Mozart: a 4 anni suonava perfettamente, divinamente
    Mentre quasi tutti gli altri essere umani "normali" prima di giungere a sommi livelli pianistici devono aspettare i 15 - i 20 - i 30

    Per cui il suo GENIO è un suo merito o è un dono di un dio generoso nei suoi confronti?

    Altro esempio meno pretenzioso

    Quest'anno un ragazzino inglese di 15 anni appena compiuti è diventato campione mondiale (a Roma) di tuffi dalla piattaforma!
    Questo risultato si ottiene normalmente tra i 23 e i 28 anni!

    Io non sentenzio, mi faccio delle domande!

    Ciao a tutti e grazie per la lettura!

    MIRIAM ELISABETTA ^_*

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  4. Nel frattempo Bolt ha vinto anche i 200! Anche se fa record su record, le gare dove c'è lui sono senza storia = NOIA

    Almeno per me

    MIRIAM ELIZABETH ^_*

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  5. Secondo me, per entrare nella leggenda si devono necessariamente coniugare il talento naturale e l'allenamento. Per diventare il numero 1 del mondo, è sufficiente "solo" un talento pazzesco personale con ben poco allenamento, ma non si può pretendere di diventare leggenda. Il tennis ci offre un chiaro esempio in questo senso, che è dato da 2 giocatori: marat safin e roger federer. Il primo ha sempre avuto un talento fuori da ogni limite, ma la sua scarsissima attitudine al lavoro non gli ha permesso di diventare uno dei più forti di tutti i tempi. Lui ha vinto 2 tornei del grande slam, un us open e un'australian open, senza allenarsi e andando in discoteca fino a tardi il giorno prima delle partite. Federer è l'esatto opposto: oltre ad avere un talento sopraffino e completo, si è sempre impegnato al massimo in allenamento, diventando uno dei più forti tennisti della storia.Bolt, nonostante il suo carattere comico e piacevole da vedere, è un ragazzo serissimo nell'allenamento e,almeno per adesso, non si è montato la testa. Per quanto riguarda il tuffatore inglese daley, il suo risultato è sorprendente in quanto lui è un europeo, ma sarebbe stata una vittoria ordinaria se fosse stato un cinese, visto che essi vincono e dominano anche in piena età adolescenziale. Comunque per quanto riguarda bolt, si deve dire una cosa: lui è la punta di diamante dello squadrone giamaicano, che sta vincendo quasi tutte le gare della velocità. Purtroppo questo squadrone nasce da una selezione naturale, dovuta alla tratta degli schiavi del 600, e solo i più forti sono sopravvissuti e di conseguenza ,per questo motivo, il popolo giamaicano nella corsa è superiore a tutti gli altri, contenendo al suo interno anche un marziano come bolt.Comunque cara miriam, se ti annoiano le gare dov'è presente bolt, si può fare solo una cosa: farlo partire 50 metri dietro e forse riuscirebbe a vincere anche in quel caso:D

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  6. Potrebbe essere una soluzione Ottavio!!! Mi sa però che tu il post l'hai considerato solamente sotto il profilo sportivo! Io sono partita da Bolt per arrivare a un concetto più grande!
    La predestinazione fisica e intellettiva!
    Miriam

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  7. Non mi piacciono le definizione come "extraterrestri", "marziani". Sono UMANI dove capacità tendono alla perfezione.
    Bolt ha sicuramente potentissimi muscoli che si contraggono spigionando forza con estrema facilità.
    Mozart aveva analisi musicale altamente sviluppata.
    Michelangelo sintesi artistica e creatività spettacolare.

    Il genio per Kant era colui che non può spiegare il come produce sì esemplari opere.

    Non la vedo come predestinazione. Per me sono capacità innate. Inspiegabili. Qualcosa in più e di meraviglioso. Ma con la certezza che si tratti di qualcosa di umano.

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  8. Nonostante la tua idea sia molto interessante, non mi convince del tutto! Tuttavia voglio partire dalle tue parole per una nuova analisi!
    Grazie Salvo!

    MIriam

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  9. Sono d'accordo con Salvo, perché di extraterrestre hanno ben poco, sono molto più umani di quanto possa esserlo io che passo le mie giornate in modo abbastanza sedentario o al massimo a bighellonare con gli amici!
    Bolt è l'esempio più attualmente in vista della perfezione del corpo umano, anche se l'allenamento ha certamente contribuito a renderlo ciò che è ora.
    Interessante il passo sull'ambizione: è infatti il "trampolino di lancio" di cui solo l'uomo dispone e che ci permette di sconfiggere alcuni limiti che solitamente ci mettiamo avanti inutilmente.
    Ma rispondendo alla tua domanda...personaggi straordinari come quelli citati da te alla base della loro bravura hanno qualcosa che va oltre i semplici tentativi e allenamenti. Sono appunto predestinati ad avere successo, non è farina del loro sacco quanto e come lo è per, ad esempio, uno scenziato che dopo anni di studi scopre una nuova cura. Inspiegabilmente nascono con quella marcia in più che poi li fa entrare nella storia. Mozart è un'esempio eclatante come hai già dimostrato prima, perché a 4 anni solo lui è stato in grado di creare ciò che al giorno d'oggi ancora ci appassiona e ci emoziona!
    Quindi mettiamola pure così: il genio è il dono di un dio generoso nei confronti di una sola fra tantissime persone!

    Silvia Olimpia

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  10. Grazie Silvia del commento! Penso che tu abbia completamente centrato il nocciolo del mio discorso! In pieno!

    << Sono appunto predestinati ad avere successo, non è farina del loro sacco quanto e come lo è per, ad esempio, uno scenziato che dopo anni di studi scopre una nuova cura.>>

    Questo tuo esempio è il vestito che riflette meglio le sfumature del mio discorso! Le loro capacità sono un qualcosa di bello e pronto!

    Per cui a chi dobbiamo attribuirne i meriti?

    Grazie ancora

    Miriam Carani

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  11. Beh.. Bolt è il n° uno xkè ce l'ha nel sangue e xkè si è allenato tanto. Diventare IL MIGLIORE non è cosa facile, è un connubio o magari un compromesso fra indole ed esercizio.. E in futuro ci sarà qlkuno + veloce di lui, xkè se il mondo continuerà ad esistere l'uomo evolvendosi tramanderà i suoi geni migliori! E' ovvio, anche se dovrà passare molto molto tempo!
    Cmq, bellissimo intervento Miriam, soprattutto x quanto riguarda il susseguirsi di analogie fra l'epoca moderna, quella del Michelangelo e quella dell'antica Roma!
    Mi piace il tuo modo di scrivere. E' semplice e arriva dritto al punto senza fare confusione, nonostante tutti gli "andirivieni con la macchina nel tempo" nel giro di qualche riga! ;)
    Un bacione!
    Ps: non sarò la prima a commentare ma.. spero di essere sempre e cmq presente a questi incontri online! :)
    Alice

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  12. Grazie Alice! Il tuo commento mi rende davvero tanto contenta

    Il nocciolo della questione in poche parole è questo: LE CAPACITA' DEI FENOMENI (BOLT) E DEI GENI (MOZART - MICHELANGELO) SONO UN QUALCOSA DI PREESISTENTE IN LORO, OSSIA GIA' CONFEZIONATO DA QUALCUNO? E QUINDI I RECORD E LE OPERE D'ARTE CHE VENGONO FUORI DAL LORO ESPRIMERSI SONO COSI' TANTO DA OSANNARE?

    Grazie a tutti!

    Spero che la riflessione continui!

    Miriam Elisabetta Carani

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  13. miriam vorrei aggiungere un'altra considerazione: i risultati strepitosi ottenuti dai geni, sicuramente derivano dal loro impegno e talento naturale, ma dipendono anche da un altro fattore assolutamente determinante: le esperienze di vita che hanno vissuto prima di affermarsi. Mozart poteva suonare a 4 anni perchè suo padre aveva il pianoforte ed era benestante, ma probabilmente sono esistiti altri geni che non hanno mai potuto esprimere il loro valore perchè ad esempio provenivano da una famiglia contadina e il loro ruolo era quello di lavorare nei campi. Lo stesso usain bolt deriva da una situazione particolare: da piccolo era costretto a correre il più veloce possibile per aiutare la madre che lavorava al mercato, la quale necessitava continuamente di merci provenienti dalle campagne. inoltre lo stesso bolt voleva da piccolo diventare un portiere di calcio o un giocatore di cricket. quindi io credo che ognuno di noi abbia un talento all'interno del propio dna, ma l'impresa consiste proprio nel capire in quale dei miriadi aspetti della società riusciamo ad essere migliori degli altri, e credo purtroppo che questi talenti escano soltanto attraverso una serie di circostanze favorevoli che lo permettono. e quindi secondo me, dobbiamo cercare nella nostra vita quotidiana di provare diverse esperienze, poichè spesso, come nel caso di bolt, troviamo in noi delle qualità che non avremmo mai immaginato di avere.

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  14. Esatto Ottavio! Questa tua considerazione o implicita domanda su quanti geni si sarebbero potuti esprimere, me la sono sempre posta anche io!
    Probabilmente la selezione naturale gioca un ruola fondamentale anche in questo caso!

    Miriam

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  15. Jean Armand du Plessis, passato alla storia come il cardinale di Richelieu, un giorno pronunciò questa frase:

    “L’ambizione senza avere il talento è un crimine, l’ambizione avendone la possibilità è un dovere"

    Leggo oggi sul Corriere della Sera che Paris Hilton si dichiara fan e innamorata di Usain Bolt e afferma di essere disposta ad inseguirlo: povero,Bolt, ma almeno avrà un motivo di più per migliorare il suo talento nella corsa!!! Gambe in spalla, e chi lo prenderà più adesso!

    Ciao Jakob ^_^

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  16. Ma siamo sicuri che sia da coltivare il genio? Oppure il problema è diverso? Premettendo che (per rispondere al quesito sollevato) sull'intelligenza si sa poco quindi le risposte sono difficili: la scienza, priva di certezze sul punto, si limita a dire che essa è innata e al contempo acquisita, la questione è mal posta. Siamo sicuri che il genio sia da idolatrare (di sicuro è rispettabilissimo e va riconosciuto il suo primato nella sua materia), che le civiltà siano frutto dei geni? Questa mentalità è tipica di certo pensiero moderno che vorrebbe, contro la realtà, che si possa abbattere e ricostruire ex novo le civiltà. Ma direbbe il sociologo francese Augustin Cochin (ne 'Le società di pensiero e la Rivoluzione francese. Meccanica del processo rivoluzionario') che le civiltà sono come foreste: le foreste sono fatte di alberi più alti e di alberi più bassi ma tutti gli alberi fanno la foresta e non solo i più alti! Cosa sarebbe stato, per esempio, l'Occidente senza i monaci del V secolo e seguenti? Nulla. Ebbene, tra questi monaci c'erano geni come San Benedetto ma anche tanti "ordinari": questi ultimi, chi seguendo pedissequamente il ceppo madre (i geni), chi apportando nel proprio piccolo novità, hanno dato il loro contributo. Ma appunto TUTTI diedero il loro contributo e se si è avuta la Cristianità (senza cui l'Occidente sarebbe una nullità) lo dobbiamo a tutti: grandi e piccoli. Certamente le élite sono fondamentali (e questo va fortemente ricordato in un'epoca egualitarista come la nostra!!!) perché guidano il gruppo, ma i gregari sono altrettanto importanti ché devono darsi da fare; e se ciò accade i frutti saranno non prodotto dei soli pochi ma, ognuno con il proprio apporto, prodotto di tutti.

    Filippo

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  17. Interessante visione anche questa, Filippo!
    L'unica certezza è che ognuno contribuisce in maniera diversa alla costruzione civile del domani!

    Miriam

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  18. Assolutamente sì: è quello che la Chiesa seguita a ruota da certa scuola di pensiero (Taparelli d'Azeglio, Elìas de Tejada, e cattolici vari ed eventuali) chiama diversità di carismi: ognuno ha proprie capacità, materie, luoghi di impegno, ma tutti contribuiscono in maniera diversa al bene comune. Gerarchia sì ma impegno di tutti anche (in termini cattolici si può anche parlare di chiamata universale alla santità). Tutto passa per l'impegno di ognuno nel proprio ambito. Cambia il mondo non con le Rivoluzioni ma solo se cambiamo noi (se ci convertiamo).

    Filippo

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  19. Credo che Filippo faccia riferimento al passo paolino della Prima lettera ai corinzi, capitolo 12,4-11

    4Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole.

    BP

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  21. Anche, certo. :) Mi rifacevo in genere alla dottrina della Chiesa (Catechismo e dottrina sociale) ma ovviamente il fondamento sta nelle Scritture e precisamente appunto in quel passo paolino (e nella parabola dei talenti).

    Filippo

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  22. Mi leggi nel pensiero Jakob! Mi ricordo che rimasi stupefatta ascoltando questa lettera di San Paolo a Messa! Penso, concordiate nell'affermare che in questo passo Paolo affronta argomenti inusuali e probabilmente ai più sconosciuti!
    Mi associo all'affermazione di Filippo che ritiene che è il singolo uomo, socialmente inserito, a cambiare in maniera significativa il mondo!

    Miriam

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